giovedì 22 marzo 2012

Trarre spunto da un messaggio

"Permettimi di dirti che io non esternerei mai un disagio che fosse causatomi dall'indifferenza di una persona cui tengo, soprattutto se ci fosse la minima probabilità che possa leggermi o udirmi. Ma forse è un fatto di noi maschietti essere orgogliosi e non mostrare mai il nostro cuore dilaniato. Il tuo amore l'hai già dichiarato, anzi, l'hai strillato. E' molto remunerante per il vile narcisismo di un uomo sapere che c'è una donna che lo aspetta."


Parto questo post usando parte del messaggio di una persona che mi legge e con la quale spesso e volentieri si è discusso di ciò che scrivo, seppure mantenga una giusta distanza da argomenti spinosi come quello di sopra. Parto da quello stralcio di messaggio, perché rileggendolo mi rendo conto che in fondo noi donne non conosciamo proprio per nulla i nostri opposti, infatti, per quanto possa aver letto nei vari blog i cui blogger sono maschietti, struggimenti vari, molti tacciono, almeno quelli che la vena scrittoria l'hanno abbandonata coi temi scolastici. Quindi nasce spontanea la curiosità di sapere come sfogano l'eventuale dolore che sentono (sempre che lo sentano), come vivono celando il malessere, si può fingere in continuazione o ci si ritaglia un piccolo momento per annegare nella malinconia, nella solitudine, nel dolore, nella delusione?
Mi viene in mente una frase che mi è stata detta qualche settimana fa "sei indubbiamente brava a scrivere, ma poi non trasmetti nulla con i gesti", se ciò che mi è stato detto fosse vero (ci metto la mano sul fuoco che lo è) potrei giustificare il tutto dicendo che personalmente preferisco lasciare alle parole scritte le passioni, le emozioni e tutto quello che fa parte di quella sfera, ma poi risultare fredda e distante face to face non sarebbe scorretto? Dove vanno a finire le emozioni che riesco a trasmettere scrivendo? In qualunque modo lo si voglia vedere il problema sussiste nella medesima maniera. Si torna alla censura, all'omissione, alla finzione per non affrontare ciò che può turbarci.
Premetto pure che io non sono innamorata, non ho il cuore dilaniato, e come ho risposto alla persona che mi ha scritto il messaggio con cui ho iniziato il post, se mi si fosse data l'opportunità avrei potuto provare a cedere al sentimento incriminato, ma dal momento in cui l'opportunità viene meno, rimango sentimentalmente libera, certo non nego che nella mente ci penso, ma non sarei donna se non lo facessi, per quanto atipica qualcosa in comune col sesso femminile, oltre le curve, dovevo pure averlo, se me la sono scampata dalla mania dello shopping convulsivo, non me la sono scampata sul fronte pippe mentali, quindi, ricapitolando sono single, sentimentalmente libera, ma mentalmente, momentaneamente, impegnata da un malessere che trascende dall'essere di natura sentimentale quanto invece più si avvicini ad un orgoglio femminile ferito, ad una curiosità soppressa, a delle domande prive di risposta, ad una indifferenza a singhiozzo che dà più fastidio di una prolungata. Non so se lo posso catalogare nella schiera dei narcisisti, forse sì, se penso che tutti gli uomini, indistintamente sono afflitti dalla malattia del Narciso, ma sinceramente voglio credere che qualcuno se ne salvi... Spero vivamente che almeno lui non ne faccia parte, anche se oggi mi ha chiaramente fatto capire che la pensa come il mio ex (parlare degli ex fa male, devo ricordarmelo la prossima volta), quindi risulto, oltre che pesante, affetta da acidume forte (accidume è il mio blog, la doppia c è un errore voluto che doveva dare ulteriore forza alla singola c di cui la parola ha bisogno per esistere e per essere corretta) e anche affetta da ipertrofia dell'ego... Insomma nulla di nuovo... Aspetto nuovi complimenti, di questi ormai ne sono stufa!!!


P.S: XXX (anche qui censuro il nome), "strillato" non mi piace. Avrei preferito che tu avessi usato "urlato" lo trovo molto più poetico, lo strillo mi fà pensare ai galli. Comunque grazie per essere stato la mia musa ispiratrice.

domenica 11 marzo 2012

Io voglio l'impossibile!

E capita che mi venga voglia di scrivere quando ho a portata di mano solo il palmare e magari pochi minuti a disposizione, quindi ora trascrivo quello che mi è balenato nella mente poco prima di arrivare al lavoro...

C'è stato un tempo in cui, consultare il dizionario mi risultava noioso. In quel periodo ero solita ascoltare, ripetutamente, una frase: "La parola voglio non esiste nel vocabolario".
Poi c'è stato il tempo in cui ho iniziato a consultare con curiosità, piacere e fame spasmodica di sapere il dizionario. In quel periodo ho scoperto che quella parola esiste sotto forma di verbo: volere.
Da quel momento ho iniziato a volere l'impossibile. E non parlo di un avere voglia di qualcosa di materiale, per quello basta semplicemente lavorare e mettere da parte i soldi sufficienti all'acquisto. Parlo di qualcosa che non può essere di certo comperato.
Uomini, relazioni, emozioni, sentimenti, sensazioni... impossibili.
Io voglio l'impossibile!

Pokemon VS Realtà

Ultimamente mi sto dando ai Pokemon, lo so che c'è un divario enorme che mi separa, per età, dai ragazzini che ci giocano, ma in mancanza di giochini più interessanti per il ds mi accontento di quello che c'è in giro... Ora non so nemmeno perchè lo stia scrivendo quì, ma alla fine chissene? E' il mio spazio virtuale e posso scriverci tutte le boiate alias cazzate che mi passano per la mente, intanto è già tanto che mi sia decisa di lasciar danzare le dita freneticamente sulla tastiera, è un passo grandissimo se si considera che dopo l'ultimo post e in geneale nell'ultimo periodo faccia di tutto per non aver voglia di scrivere. Comunque torniamo ai Pokemon, mi sono appassionata per vari motivi, a prescindere dal fatto che ad ogni passo mi tocca combattere con questi mostricciattoli, alcuni carini e altri bruttini da vedere, ma anche questo, con un pizzico di forzatura, mi porta a fare un confronto tra questo mondo irreale fatto di esseri umani il cui unico scopo è vincere varie battaglie, accrescere il potere dei loro piccoli animaletti e divenire qualcuno agli occhi degli altri, e il mondo reale fatto in maniera uguale di lotte per venire a galla tra un mucchio di altre persone, che sia sul lavoro o in altri ambiti ciò non importa, dentro di noi vive un guerriero che prevale praticamente sempre. Si lotta per ogni cosa affinchè un dì non si dica su noi stessi "Chi?" ma un "Lo/la conoscevo". 
In tutto ciò se ora dovessi riassumere quello che ho scritto non saprei che dirvi, quindi chiudo quì salutando sempre i lettori stranieri che non capiranno niente di quello che c'è scritto, ma che aumentano inesorabilmente il numero del contatore...