martedì 31 marzo 2015

Citazione Anaïs Nin

«C’è qualcosa che non va in me. Voglio soltanto vivere con l’intimo io del prossimo. Di esso solo mi curo. Odio vedere la quotidianità della gente, le loro maschere, le loro falsità, la loro resa al mondo, la loro somiglianza agli altri, la loro promiscuità. A me importa solo l’io segreto. Cerco soltanto il sogno e l’isolamento. Ho paura che ognuno parta, vada via, che l’amore muoia in un istante. Guardo la gente che cammina per la strada, che cammina e nient’altro, ed è questo che sento: camminano, ma vengono anche trascinati via. Sono parte di una corrente».
Anaïs Nin, “La voce”

Parole pesate e pensate

Ci sono periodi in cui scrivere mi viene difficile, lo continuo a fare, ma ne doso le parole, la quantità. Presto attenzione a quello che scrivo, pur andando contro la poeticità stessa della libertà di farlo senza scopo alcuno. Eppure in questo periodo, non riesco ad essere libera di lasciare andare le emozioni che sento dentro. Non voglio e non ho bisogno di esaltarle più di quanto già non faccia. Non ho più bisogno di dimostrare quello che sento. Non muta, non è mutato e non è sbiadito. Inoltre a che pro scrivere se sino ad oggi l'ho fatto principalmente per far sapere a qualcuno come sto? Sempre ammesso che questa persona legga o meno, sempre ammesso che a questa persona interessi, potrebbe saperlo per vie traverse. Non mi nascondo, non celo poi troppo quello che sono, chi sono o cosa sento. Mi è insopportabile farlo, nonostante l'abitudine della censura fino a qualche mese fa era cosi prepotentemente presente, eppure... Eppure ad oggi è la mia stessa ragione che mi impone il silenzio, non scriverne, non parlarne non implica che sia in ripresa. Ho semplicemente ottenebrato la porzione di mente che vorrebbe ripropormi ad oltranza le stesse cose. Amo. Soffro. Piango come prima, ma non trovo più giusto per un riguardo verso me stessa, per un reale RISPETTO verso la sottoscritta, esternarlo. Non ha più senso farlo. Mi fa male, certo che mi fa male, dovrei impormi altre limitazione, impormi di non voler sapere, ma quello è ancora un po' difficile. In fin dei conti mi racconto che è l'unico modo a me concesso per sapere che, perlomeno, è ancora vivo. E mi basta. Nonostante il dolore. Mi basta. Silenzio dunque. Parole pesate e pensate. Poche, perché in realtà le sto perdendo, mi stanno abbandonando anche loro. Torneranno, di loro sono certa, tornano sempre, nonostante tutto, nonostante me, le parole, almeno loro, torneranno.

sabato 28 marzo 2015

Mi accontento

Silvia Plath
Mi accontento 
di questo: 
darti appuntamento nell’aria, 
farti sedere accanto a me 
sullo scoglio, 
anche se non ci sei.

venerdì 27 marzo 2015

John Donne

 "Assenza.
Assenza, ascolta il mio lamento 
a dispetto della tua fierezza, 
distanza e lunghezza; 
Fa' ciò che puoi per questo turbamento,
perché per il cuore da forza temprato,
l'assenza rafforza e il tempo non è arenato."

Ero felice

Non so che senso abbia continuare a scrivere per chi alla fine ha volontariamente preso la decisione di non esserci. Non so che senso abbia continuare ad amare chi non vuole essere amato, ma questo è un qualcosa che non dipende poi troppo da me. Non so quanto ancora mi farò del male sperando e illudendomi che da un giorno all'altro potrà scoprirsi... cosa? Innamorato? Pentito? Stronzate, tutte stronzate che razionalmente so essere false tanto quanto i mesi che ho passato in sua compagnia. Non so quanto senso abbia continuare a pensarlo, a far paragoni, a parlarne incessantemente. Non so quanto tempo continuerò a cercarlo nei gesti, nella voce, nelle parole e nella fisicità di altri di cui non mi frega nulla e a cui rompo abbondantemente le palle su lui, lui, lui, lui. Il suo ego sicuramente gioirà nel sapermi ancora fottutamente legata a lui. La sua sensibilità (se era reale) probabilmente se ne dispiacerà... E io? Io non ci sono più. Un corpo che si muove, agisce, cammina, respira, va avanti nella sua abitudine quotidiana. Sorrisi ancora tirati. Illusioni futili e passeggeri. Parole a cui non riesco più a credere. Cinismo. Bentornato a casa, mi sei mancato. Assente. Sono totalmente assente. Se mi si abbraccia mi irrigidisco o mi scosto, se mi si fa un complimento mi ritraggo come un vampiro dinanzi al primo raggio di sole. Ci si abitua anche all'oscurità. Ci si incapponisce e si desidera solo quel frammento di illusoria felicità. Ma io ero veramente felice. Ridevo veramente. Piangevo veramente. Amavo e amo veramente, nonostante tutto sentivo e sento veramente che mi era destinato. Io ero felice e ora? Ora sono solo un'automa privo di emozioni, perché chi mi ha fatto amare non c'è più. 

giovedì 26 marzo 2015

Citazione+mini pensiero

«La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice.».
José Saramago, “L’anno della morte di Riccardo Reis”






Tu mi hai reso sola. 

mercoledì 25 marzo 2015

E ritrovarsi bambini

E il sentirsi d'un tratto non più una donna di trentun anni quanto una ragazzina spaventata. Atterrita dal dolore e dalla paura. Bisognosa di conforto ma privata da quel che desidera. Forza o paura hanno contribuito a spingermi a non cercare chi avrei voluto mi rassicurasse, ma per fortuna ho chi si preoccupa veramente di me, chi mi vuole veramente bene, a prescindere che mi conosca da anni o da pochi mesi. Persone totalmente disinteressate a me come donna e in quanto tale essere scopabile, quanto interessate a me come donna che al momento vive un periodo buio. Le cause sono molteplici e paiono aumentare di giorno in giorno. Tra un amore andato a male e a senso unico, la nonna che sta malissimo e non so se riuscirà a superare anche questa batosta o se si lascerà andare verso chi da dieci anni l'attende a braccia aperte. Come al solito mi ritrovo a prepararmi psicologicamente al peggio, ma nonostante tutto mi dico che va bene cosi. Se non dovesse farcela so che riabbraccerà il suo grande amore e assieme da chissà dove veglieranno su di me. Se dovesse farcela invece andrà bene, anzi benissimo, uguale, perché potrò goderne la compagnia ancora per un pochino, certo probabilmente non avrà mai la gioia di vedermi laureata, sposata o madre, ma non importa, penso che da tempo abbia perso le speranze di sapermi "sistemata", lo ha capito anche lei che gli uomini belli e degni di essere chiamati cosi sono da tempo ormai estinti. Pensavo di averne trovato uno come il suo, come il nonno, ma purtroppo non ha funzionato. Non tutti hanno la pazienza di sopportare una Iolanda, un nome che implica una moltitudine di emozioni e un carattere non troppo facile da gestire. Pensieri e ombre oscure. Bronci e rabbia sempre pronta appena dietro l'ombra che ci segue come un cucciolo fedele. In mente la rivedo come qualche giorno fa, con quel suo sorriso che non lascia uscire facilmente (mi assomiglia tanto la nonna) e la felicità di rivedere la famiglia tutta riunita, di sapermi li con loro, di vedermi tutta in ghingheri per festeggiare la sorella col traguardo dei novant'anni. Sento ancora sulla guancia quel bacio rugoso e dolce. E' bella la mia nonnina e so che sarà forte, deve esserlo. Non sono pronta ancora a perderla. Non ancora. Non ora. Non quando sono cosi fottutamente ed emotivamente debole. 

martedì 24 marzo 2015

Lettera n°55

Non dovrei scriverti, me ne rendo conto, ma non riesco a farne a meno. Non sto bene e come al solito non so con chi parlarne. Ad essere sincera lo so, so chi mi viene in mente ancora oggi quando voglio sfogarmi, quando voglio un aiuto: tu. Tu che nonostante tutto non fai più parte della mia vita, tu che ne sei totalmente disinteressato. Tu che non ci sei eppure continui ad esserci con costanza e testardaggine. Lo so che non te ne importa nulla di me, di come sto, della mia vita. So anche che probabilmente dovrei scriverti direttamente, ma sono anche una fottuta codarda. Non  voglio pietà da te, non voglio nulla che le si avvicini. Se hai deciso di non esserci è perché a te di me non importa più nulla. Lo so e devo semplicemente convincermene, smetterla di far riferimento su di un fantasma che praticamente è come se non fosse mai esistito. Qualcuno che c'è stato per chissà quali assurdi motivi e che da un giorno all'altro ha pensato bene che anche senza di me poteva continuare a vivere bene. Per me non è lo stesso. Mi sono aggrappata a te ogni volta che in questi mesi ci sono state delle difficoltà. Mi sei stato vicino e ora, ora che vorrei avere un abbraccio e un conforto mi ritrovo completamente sola. Mia nonna non sta bene ed io ho paura. Paura di perdere anche lei. Paura di rimanere senza quel collante che mantiene unita la famiglia. Paura di non vederne più il sorriso come ho smesso di vedere il tuo. Paura che la morte mi porti via un altro pezzo di cuore. Paura di dover affrontare da sola questo dolore. Mi conosci, sai che non faccio mai affidamento su nessuno. Non parlo, non mi sfogo se non scrivendo, ma in certi casi la scrittura non aiuta, fa affiorare paure e dolori mai sopiti o estinti. Proprio come in questo caso. Scriverti per altre vie non mi aiuta ad affrontare la paura di saperti assente. Codarda. Sono solo una codarda che ha paura e sta male nel suo essere impotente dinanzi alla morte e alla malattia che sovrastano senza sosta quel baluardo da cui ho ereditato il nome. Un nome ormai scolorito su quella pagina bianca priva di altre parole.

Citazione Roth

L'unica ossessione che vogliono tutti: l'«amore».
Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi?
La platonica unione delle anime?
Io la penso diversamente.
Io credo che tu sia completo prima di cominciare.
E l'amore ti spezza.
Tu sei intero, e poi ti apri in due.

Philip Roth, da "L'animale morente"

Dolore e ansia di un amore diverso

Questo martedì è iniziato all'insegna della preoccupazione. Una telefonata ha portato un'ombra scura di malessere, tristezza e preoccupazione, Le pene d'amore sono state decisamente accantonate, perché un'altra forma di amore ben radicata ha preso il sopravvento. Il ricovero d'urgenza di chi mi ha cresciuta, l'unica nonna che mi è rimasta, e la sola degna di quell'appellativo con i suoi ottantasei anni rischia tanto e non riesco a stare ferma, immobile. Il dolore seppur sordo preme sul cuore. Le lacrime faticano a rimanere nei loro dotti. La mancanza di un supporto si fa sentire più degli altri giorni. Lì dove riesco a sopportare testardamente quotidianamente il dolore dell'abbandono e della perdita di chi amo visceralmente e indipendentemente da quello che la ragione mi vorrebbe obbligare a fare, non è assolutamente nulla rispetto la pena del perdere un pilastro importante della mia vita. Porto il suo nome con orgoglio. Non le dimostro mai abbastanza quanto ci tenga a lei, ma di rado dimostro amore pur sentendolo. Non mi riesce e se mi riesce fa a finire che lo dimostro a chi di me non importa assolutamente nulla. Vorrei una spalla su cui piangere, braccia tra le quali rifugiarmi, vorrei sentire la frase di circostanza "Andrà tutto bene, non ti preoccupare", ma intorno solo silenzio. Silenzio dell'attesa, silenzio di lacrime che scendono ancora una volta per un motivo differente dal solito. Paura e ansia di un martedì mattina da poco iniziato.

domenica 22 marzo 2015

Lettera n°54

Una domenica pesante e pensante. Una domenica devastante e deleteria. Una domenica dal tempo incerto e malinconico. Una domenica in cui si decide di uscire un paio di ore per un thè in compagnia di amiche che necessitano tanto quanto me un attimo di respiro. Finire sotto casa tua. Scorgere la luce accesa. Cacciare indietro le lacrime. Rimuovere il magone dallo stomaco. Evitare di scendere di corsa dall'auto per venire a citofonarti. Esortare la compagnia a scegliere un locale in pieno centro perché li in periferia chi vuoi che ci sia? So io cosa c'era. So io che ricordi e quanto dolore ripercorrere quella strada mi ha procurato. So io la difficoltà avuta nel fingermi distaccata, nel fingermi felice, contenta e allegra. So io che cosa comporta dover mascherare costantemente l'assenza, la mancanza di chi oramai è troppo spesso online da qualche parte. Troppo preso dalla ricerca di una nuova compagnia, consapevole o inconsapevole. Altro che perdita di tempo. La coerenza non è di casa. Rabbia e dolore. Bentornati, pensavo ve ne foste andati, vi foste indeboliti, ma oh quanto mi sbagliavo. Restare da soli non è facile, io per prima esco, ci provo, ma io devo dimenticare, tu... Tu cosa devi dimenticare? Non ami, non hai mai amato questa idiota che ancora ti scrive, ti ama e ti pensa. Sono solo un'idiota. Dovrei far entrare nella mia vita chi vuole esserci e non attendere, invano, il ritorno di chi, sin dal principio non voleva esserci. Auguri nella ricerca del tuo Luz. Ti auguro di essere felice. Per quanto mi riguarda eviterò quella strada. Sono stata forte una volta, ho dovuto, ma non so se ne sarei capace la prossima. Fa male. Fa troppo male. Ancora.


Se non attraversiamo il dolore della nostra propria solitudine, continueremo a cercarci in altre metà. Per vivere a due, prima, è necessario essere uno.
FERNANDO PESSOA

Gotthard - Have A Little Faith


"I’ll show ya how to love
And to rise above
I’ll be every answer to your prayer
If you feel it like
you’ve never felt before
Then all at once
you can open any door"

sabato 21 marzo 2015

Lettera n°53

E uno sfarfallio nello stomaco lo aveva avvertito di rallentare e chiedersi se la rivoleva davvero.

Lo aveva avvertito di non confondere il dolore di perderla, con
l'effettivo desiderio di averla.
Jonathan Franzen


Chissà se anche in te vi è stato uno sfarfallio nello stomaco, penso proprio di sì, ma nonostante questo abbiamo riprovato, sì lo abbiamo fatto entrambi con la consapevolezza che avrebbe potuto non funzionare, ancora una volta avresti potuto non sentire nulla, è cosi è stato o cosi hai deciso che doveva essere. No, non voglio essere cattiva e tanto meno pensare in maniera cattiva. E' stato cosi e basta. Non c'è lo zampino di nessuna colpa da parte di nessuno. Così e basta. La seconda volta (ultima) penso per te sia stata più facile, non vi era più il dolore della perdita o il desiderio di avermi. Non c'era assolutamente nulla a trattenerti, a mantenerti al mio fianco. E ad oggi ancora non vi è. Solo consapevolezza della scelta presa da tempo e celata, nascosta, mentita. Un po' falso lo sei stato, senza offese, ma se io non voglio una persona stanne certo che glielo faccio capire in tutti i sensi e fanculo l'educazione, la premura o altro. Le attenzioni le misuro e le dono con dosaggi tali da non illudere chi mi possa volere. Ma si è diversi. Spero che imparerai a razionalizzare e dosare le attenzioni. Il ruolo di serial killer di donne innamorate non ti donerebbe per nulla. Sii chiaro dall'inizio. Sii vero, ma vero vero, non mentire e non illudere. 
Senza rancore. 

venerdì 20 marzo 2015

Lettera n°52

Se non ti cerco non è per orgoglio, quanto per paura. Sempre le solite paure. Paura di ricascarci (non che mi sia passata, magari fosse cosi), paura di nutrire speranze (e già ne nutro di mio a sufficienza pur insensate e impossibili possano essere), paura di starci male (il dolore adesso è almeno per un po' sotto controllo, certo ci sono giorni in cui mi devasta ancora, ma sono nulla rispetto i giorni in cui posso conviverci senza per questo desiderare di porre fine alla mia vita, perché senza te non ne vedo il senso nella sua continuazione). Paura di scoprirti diverso da come ho creduto che tu fossi. Paura di scoprirti già perso in un'altra situazione (sempre ammesso che non ne avessi una già da tempo). Paura di essere di nuovo fortemente illusa. Paura dell'ennesimo rifiuto. Paura dell'indifferenza. Paura del silenzio. Paura di una mancata risposta. Paura di parole che possono nuocere te o me. Da cinquantuno giorni a questa parte credimi, mi sono trattenuta, anche dal scriverti un: "Mi manchi", "Voglio fare l'amore con te", "Ti amo". Parole, sempre e solo parole che però per me hanno un peso non indifferente, parole che per me hanno un significato ben preciso, parole che contengono quel fottuto amore che sto odiando senza sosta. Rubo parole ad una canzone che il tuo fake mi ha fatto conoscere (mi sono disattivata, perché non riesco a vederti li e a fingere di stare bene, viene più facile non vedendo e non sapendo che sei già alla ricerca di un diversivo, di una per cui poter finalmente provare quello che più desideri: innamorati):

Anche se gia lo sai quello che ti diro
Ja tebja lyubly ja zhit bez
Tebja ne mogu
Oui oui moi je taime
Chaque fois que tu te reveille
Yes yes I love you
Its so easy to say and to do
Ich ich liebe dich
Weil nur du mich zum Lachen bringst

Adriano Celentano - Ja Tebia Liubli

Spero tu sia felice, almeno tu. Mi preoccupo ancora per te, se mangi, se riposi, se hai ancora mal di testa, se va tutto bene al lavoro. Se la casa è calda. Ci sei ancora tu al centro del mio Universo, ti amo, non posso farci nulla, ma vado avanti. Ti aspetto, nonostante sia una follia, ma cerco di andare avanti con la mia vita. Ci sei pur non essendoci. Ti sento.

Citazione Oscar Wilde

Quanto... Quanto tempo ancora, io.. tu.. dobbiamo soffrire?
Per quanto tempo andremo cercando ciò che non ci vuole? Se il mio cuore nel tradirmi ti ha amato e solo lui sa quanto... se solo lui ha saputo parlare a modo suo, scusalo... credeva che un sogno si stesse avverando… Ma tu che per me sei stata la mia dea... la mia musa... il mio angelo... cammina come hai fatto, vai per le strade cantando di gioia e felicità... Calpesta quelle strade che nei secoli hanno visto e vissuto esperienze più grandi di te… Guarda il cielo, guardalo perché ti darà forza come ha fatto con me… Ama, ama, ama ancora perché un giorno chi non ti ha amata piangerà per aver perso un piccolo angelo… Non ti dico che ti voglio bene, ma che ti amo... perché questo il mio cuore grida per te… Non mi ringraziare si è avverato quello che tu hai detto: un semplice angelo sceso per darti pur per poco felicità… E non mi ringraziare, se lo vuoi fare rimani per il resto dei tuoi giorni la donna quale sei diventata... quella che mi ha fatto innamorare di lei... Non cambiare mai, mai e poi mai… Cosi voglio che tu mi ringrazi, solo cosi io ti ringrazierò… E non piangere come io sto facendo... bastano le mie per portare i fiumi in piena…
Ma sorridi… Sorridi te ne prego!
Oscar Wilde

giovedì 19 marzo 2015

Lucio Battisti - Io vivrò (senza te)

Che non si muore per amore
è una gran bella verità
perciò dolcissimo mio amore
ecco quello
quello che
da domani
mi accadrà

Io vivrò
senza te
anche se ancora non so
come io vivrò
Senza te
io senza te
solo continuerò
e dormirò
mi sveglierò
camminerò
lavorerò
qualche cosa farò
qualche cosa farò, sì
qualche cosa farò
qualche cosa di sicuro io farò

Piangerò
Sì io piangerò

E se ritorni nella mente
basta pensare che non ci sei
che sto soffrendo inutilmente
perché so
io lo so
io so che non tornerai

Senza te
io senza te
solo continuerò
e dormirò
mi sveglierò
camminerò
lavorerò
qualche cosa farò
qualche cosa farò, sì
qualche cosa farò
qualche cosa di sicuro io farò

Piangerò
Sì, io piangerò
Io piangerò
Io piangerò
Io piangerò
Io piangerò

Luigi Tenco - Più mi innamoro di te e meno tu mi ami

mercoledì 18 marzo 2015

Lettera n°51

Mi manca poterti viziare, coccolare, amare. Mi manca poter cucinare per te, mi manca aiutarti nel mio piccolo, mi manca il tuo sorriso, le tue mani, le tue parole. Mi manca leggerti, mi manca quel sorriso che riuscivi a farmi nascere sulle labbra. Mi manca quello che non c'è stato, ma pensavo e credevo ci fosse. Mi mancano le attenzioni, per quanto false possano apparire ad oggi. Mi manca il credere che realmente tu mi volessi bene, che realmente tu tenessi a me. Mi manca ascoltarti mentre parlavi di lavoro, di famiglia o di qualunque argomento. Mi manca darti "fastidio" per poter essere amata, mi manchi tu nonostante sia sempre presente. Sono uscita con altri ragazzi, lo ammetto, ma c'eri tu lì con me, sono fuggita e sei rimasto al mio fianco. Mi sono chiusa in me stessa e tu sei ancora qui. So che non vuoi esserci, so che vorresti che io fossi felice, che io riesca ad andare oltre, che io possa amare un altro come ho amato te e probabilmente speri che sia ricambiata come tu non sei riuscito a fare, ma non ce la faccio, amo te e sarei falsa. Rifiuto nuove conoscenze, evito di uscire, evito di donarmi perché solo con te voglio essere felice, perché solo tu hai senso adesso. Lo so sono passati tanti giorni, se non mi hai cercato sino ad oggi non vi è alcuna speranza a cui aggrapparsi che mi faccia dire "Tornerà" o "Mi cercherà". Piango, sì piango ancora. Spero tu sia felice, spero che tu abbia trovato il tuo Luz. Avevo promesso di non scriverti più, ma che vuoi farci? Sono debole. Sono ancora innamorata e vorrei ancora credere a un miracolo che razionalmente so perfettamente non si concretizzerà mai. So che non mi cercherai, so che non farai più parte della mia vita in alcun modo. So che col tempo sbiadiranno i ricordi (i tuoi almeno, io purtroppo ricordo chi ho amato sempre troppo vividamente). So che non tornerai indietro. So che non mi proporrai di riprovarci per la terza volta. Meriti una donna diversa. Meriti di amare come io non sono stata capace di fare. Non sono stata in grado di farti scattare nulla dentro. Sono stata semplicemente un nulla. Mi dispiace esser stata troppo o troppo poca per te. Ma non mi dispiace averti amato e star continuando a farlo. Andrò avanti, non ti preoccupare. Mi costringerò in qualche modo a fare quello che non vorrei fare perché non posso restare in attesa di te che non vuoi me. Ti aspetterò quello lo farò sempre, lo sai, te l'ho sempre scritto, per me tu sei QUELLO, ma non posso obbligarti ad essere io stessa lo stessa per te cosi come non posso obbligarmi a non provare, almeno provare ad andare avanti un po' a tentoni.

Influenza?

Detesto essere malaticcia, mi sento debole e fragile, ed è una condizione poco incline a come invece vorrei essere, soprattutto in questo periodo in cui mi pare di essere nuovamente precipitata  a fondo in quei buio e vuoto creato da quel barlume di luce che per un breve lasso di tempo mi aveva irradiata di felicità. E' strano quanto stia faticando adesso, che sono passati ben quarantanove giorni da quando quella luce è sparita, nel trattenermi dal cercarla, vederla, implorarla, ma a che cosa servirebbe? Come potrebbe reagire? Infastidita? Incredula? Scocciata? Felice? Non ne ho idea e penso che in questo caso sia meglio, per me, restare nel dubbio, nella non conoscenza di cosa o quale potrebbe essere la reazione se dovessi impazzire e cercarne una presenza che non vuole essere più presente nella mia vita. Mi dico che devo essere forte, desistere non solo per me quanto anche per la felicità altrui, io la felicità l'ho perduta, ma probabilmente dall'altra parte è stata riconquistata, ennesima cosa di cui dovrò restare all'oscuro. Oscurità. Amica e nemica come quell'amore che pesa ancora tanto, che vorrebbe essere donato ancora e ancora verso chi lo ha risvegliato. Andare avanti, smetterla di tremare. Andare avanti e smetterla di pensare. Andare avanti fingendo, solo fingendo che tutto vada bene, ma in realtà nulla va bene. Incapacità di relazionarsi. Mancata volontà di conoscere chicchesia. Stanchezza nel dover ripetere ad oltranza che sono già innamorata e impegnata emotivamente. Sono single, ma non mi ci sento minimamente. Dovrei vivermi, dare la possibilità a qualcuno di amarmi come chi amo non è, purtroppo, riuscito a fare, ma non ci riesco, preferisco chiudermi, smettere di sorridere, smettere di scrivere, smettere di uscire, smettere di fare qualunque cosa, continuare non ha più alcun senso. Sono semplicemente destinata a restare sola in attesa di un miracolo che non si realizzerà mai. Se esiste un Dio mi deve odiare particolarmente. Spero per lui di volermi al suo cospetto il più tardi possibile, perché ne uscirebbe nero per tutto quello che avrei da dirgli. Non torna chi non vuole esserci. Non torna chi è solo parole e privo di fatti che ne attestino la veridicità. Non torna chi non ama. Lui va avanti e io resto impantanata in un mare di merda oscura che come sabbie mobili mi sta attirando verso il fondo. Nessuna via d'uscita. Sarà l'influenza. Raccontiamoci quest'ennesima puttanata per sopportare un'altra giornata.

No title

"Nonostante tutto,
Ti Amo!"

martedì 17 marzo 2015

Passanti e Colori

“È come avere un gran fuoco nella propria anima e nessuno viene mai a scaldarvisi, e i passanti non scorgono che un po’ di fumo, in alto, fuori del camino e poi se ne vanno per la loro strada.”
Vincent Van Gogh



Qualcuno pensavo avesse intravisto quel fuoco, volesse scaldarvisi, lo ha fatto probabilmente per i propri interessi, per un suo bisogno di sentirsi amato e per la falsa illusione di poter a sua volta amare, ma la realtà era che anche quel qualcuno non era altro che un passante, attratto come una gazza ladra da un qualcosa che luccica per poi deviare l'attenzione per mancato interesse. Se ne è andato per la sua strada come un passante qualunque dopo aver rivoluzionato l'interno della mia dimora. Raccolgo i cocci, d'un tratto mi appare tutto più vecchio e stantio. Nulla risplende di luce nuova. Anche quel fuoco pare prossimo al totale spegnimento. I colori tendono più al grigio e al nero, i bianchi sono esenti o privi di lucentezza. Le notti sono bianche e lunghe. Sonno perduto e grovigli di pensieri su cuori ferroviari colmi di intrecci indistricabili. Manovrabili solo elettricamente ed io non ho le chiavi per modificarne la posizione. Non ho quel potere, non mi è mai appartenuto. I passanti elogiano la casetta, ma ai complimenti non do più alcuna fede, quel passante mi ha portato a non fidarmi più di nulla. I complimenti, le parole, sono solo pagliuzze infuocate che al primo vento si spengono. Volano come cenere e si disperdono nell'etere della memoria. Inizio a sentire freddo. Le mani e i piedi sono gelidi e non vi è nessuno dalle gambe calde sotto cui riscaldarli. Il passante è andato oltre. Cerca sulla strada un'anima a lui affine, qualcosa che lo smuova dentro. Il passante è andato ed io sono rimasta.

lunedì 16 marzo 2015

Citazione Susanna Casciani

Se stai amando così, come amavo io, stai sbagliando.
Se stai amando come se non esistesse domani, se stai pensando “ok, lo chiamo un’altra volta, che male potrà mai fare?”, se stai amando come se amare fosse tutto, stai sbagliando.
E posso immaginare le tue lamentele:
“ma che stai dicendo? Non esiste un modo giusto o sbagliato! Io lo amo e basta”,
Ma non è vero, e lo sai anche tu. Solo che non ti piace ammetterlo.
Dimmi se non è vero che quando ti compri un vestito nuovo pensi se gli piacerà.
Dimmi se non è vero che se ti telefona tardi, anche se dovresti dormire perché devi svegliarti presto, stai al telefono finché non ti si chiudono gli occhi.
E da quanto tempo non stai da sola? Da quanto tempo non ti dedichi a qualcosa che abbia a che fare soltanto con te?
Lo so che non vuoi sentirtelo dire, ma così non va.
Un pezzo di te a cui aggrapparti lo devi sempre tenere da parte.
Se stai amando così, che se gli senti dire che vorrebbe fare un viaggio ti senti male, stai sbagliando.
Se stai amando così, che ti viene da impazzire ogni volta che lui non ti tocca, e lo guardi e lo fissi ma niente, lui non ti sente, stai sbagliando.
E stai in silenzio, io ti conosco. Non urli nemmeno, per paura di infastidirlo.
Non ti guarda, e taci.
Non ti cerca, e taci.
Non fate l’amore, e taci.
Guarda un’altra, e taci.
Non ci sei più. Quella che eri non esiste più. 
Sei solo una cosa, sei solo innamorata.
Il fatto è che una persona innamorata può essere un sacco di altre cose nello stesso momento. Te lo puoi permettere.
Puoi essere innamorata e incazzata, innamorata e stanca, innamorata e in forma, innamorata e coraggiosa, innamorata e noiosa, innamorata e te stessa.
Adesso dimmi che non è vero che ci sono stati almeno tre film al cinema che avresti voluto vedere ma non hai visto perché a lui non piacevano, e tu non potevi rinunciare a una delle vostre serate?
Dimmi che leggi tutti i libri che leggevi prima, di notte, e la notte non la passi a scrivergli bigliettini sdolcinati.
A me piace l’amore, mi fa impazzire, ma tu-a questo punto-mi fai star male.
Lo sai che puoi mandarlo a cagare, a volte? Lo sai che se non ti senti abbastanza amata lo puoi dire? Lo sai che se ogni tanto lo lasci solo lui ti sarà immensamente grato? Lo sai che stai sbagliando?
Se lo ami così, come se i suoi occhi fossero il mare e tu una bambina appena nata che non ha mai visto niente, stai sbagliando.
Ricordati di te.
Non dico sempre.
Non dico spesso.
Ricordati che prima di essere innamorata, sei stata tante altre cose, tutte altrettanto meravigliose.
Susanna Casciani

domenica 15 marzo 2015

Pensieri annebbiati

Sono alquanto rimbambita dall'aver dormito per un paio di ore filate nel pomeriggio, sono caduta in un sonno profondo come non mi capitava da tempo e ora mi sento un po' cosi cosi per via della pillola presa per il mal di gola. Non ho sonno, ma mi sento sufficientemente rincoglionita come se mi fossi scolata un bel po' di litri di vino e la cosa mi preoccupa non poco, in queste condizioni potrei mandare a fanculo la ragione e commettere sciocchezze di cui poi potrei pentirmi amaramente. Cerco di essere lucida quanto possibile cosi da non cadere in tentazione, ma è difficile tanto quanto riuscire a riscaldarmi. Mi sto raccontando che è solo un periodo di debolezza, che passerà, mi racconto che troverò un rimedio a tutto questo schifo in cui sono precipitata, ma non riesco a credere ad una singola parola di tutto ciò. Non ho più fiducia in me. Ascolto in loop continuo la stessa canzone, le stesse parole, rivivo ogni istante come fosse infinito. Scrollarsi e andare avanti pare più facile a dirsi che a farsi. Non riesco a risalire a galla, la fottuta verità è solo quella. Non voglio farlo. Il senso di oppressione che percepisco è ben più grande di qualunque forma di contrasto che potrei attuare. Fa male la gola, ma è un fastidio subdolo rispetto quel vuoto nero che mi divora dentro. Manca, la verità è quella. Manca. Lo amo e non riesco a togliermi di dosso questa sensazione che per bella quanto sia è un fardello indesiderato, al momento soprattutto mi è solo di ostacolo per poter andare avanti com'è giusto che sia. Se mi avesse voluto veramente bene come ha sempre detto, se ci avesse tenuto a me come ha sempre affermato in questi fottuti 46 giorni si sarebbe fatto vivo in qualche modo. Qualunque modo, invece no. Lui sta andando avanti. Lui sta cercando. E io? Io resto immobile priva di forza incatenata da un amore che porta il suo nome. 

Marai + pensiero per... te (sempre e solo te)

«Il dolore è passato. La vita lo ha trasformato in qualcos’altro; dopo averlo provato, dopo aver singhiozzato, lo si nasconde agli occhi del mondo come una mummia da custodire nel padiglione funerario dei ricordi. Passa anche il dolore provocato dall’amore, non credere. Rimane il lutto, una specie di cerimonia ufficiale della memoria. Il dolore era altro: era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio. È così che urlano le bestie selvatiche quando non comprendono qualcosa nel mondo – la luce delle stelle o gli odori estranei – e cominciano ad avere paura e ululare. Il lutto è già un dare senso, una ragione e una pratica. Ma il dolore un giorno si trasforma, la vanità e il risentimento insiti nella mancanza si prosciugano al fuoco purgatoriale della sofferenza, e rimane il ricordo, che può essere maneggiato, addomesticato, riposto da qualche parte. È quel che accade ad ogni idea e passione umane».
Sándor Marái, “Il gabbiano”


Il dolore non è passato, si è un po' affievolito, quello glielo concedo, seppure ci siano notti in cui fatico a prendere sonno, mi sveglio nel cuore della notte e con la mano cerco qualcuno che non c'è al mio fianco. Ci sono giorni in cui, nonostante il lieve benessere del dover andare in palestra, dove il cervello si spegne per le ore sufficienti ad allenarmi, quel tragitto lo compia con l'aria spezzata, l'incapacità di riempire fino in fondo i polmoni e di poter respirare tranquillamente. 
Ai più il dolore viene celato, ma gli occhi, quelli parlano, sono limpidi e li dentro se osservi con attenzione lo vedi nuotare in tutto il suo funesto splendore. Il dolore resta immobile e solo quando vuole risalire i suoi arpioni graffiano senza sosta. E' un lutto, null'altro che un lutto. Una perdita con cui dovrai fare i conti. Come quel perdersi nel fissare un punto qualunque e ritrovarsi con la mente altrove. Le parole degli altri non giungono più all'udito, il silenzio che ti circonda urla più forte. E possono scuoterti, chiamarti, ma tu non senti. Sei persa in un qualcosa di non concreto e non tangibile. Persa in ricordi e fermi immagini mentali da cui non vuoi e non riesci a separarti.
E no il lutto per quanto lo si possa razionalizzare, comporta il senso della mancanza, quel velo di abbandono che ti segue senza sosta. E ancora una volta mi rendo conto di non essere giunta ancora al saper gestire e maneggiare i ricordi, prendono il sopravvento come le emozioni che percepisco, come quel perdermi nel vuoto osservando punti senza senso. Ci sto provando, ma manca la voglia e lo stimolo di conoscere qualcuno, manca quella curiosità che ti spinge a dire "Ok, conosciamoci", manca chi vorresti e manchi tu che non facendo parte di me sei ancora l'unico a cui sento di appartenere senza riserve. Sei l'unico a cui voglio donarmi totalmente. L'unico che voglio amare e che amo, nonostante tutto. Resti tu l'unico con cui vorrei dormire, baciare, con cui fare l'amore, con cui costruire qualcosa, con cui avere un futuro per incerto che sia. E ancora una volta mi pongo la domanda: "E se si facesse vivo? Se volesse riprovare?" - La ragione ti manderebbe via, ti direbbe che non ti vuole, che le hai fatto male, che sei il male personificato, ma l'amore... L'amore tornerebbe a scegliere te e solo te, perché sei tu quello che vuole, c'è il tuo nome lì sopra e non è sbiadito come il mio che da sola ho apposto su un foglio bianco perduto nell'etere del nulla.

venerdì 13 marzo 2015

Analogie e illusioni

Cerco invano di contrastare il dolore che mi è preso in questo momento, cerco invano di non pensare, cerco invano di non scrivere, cerco di non piangere, ma gli occhi solo colmi e velati da lacrime che vogliono venire giù liberamente. Non è l'orario adatto, me lo ripeto, ma lo sconforto non ha alcuna intenzione di allentare la morsa in cui mi ha imprigionata. Cosa me lo ha scaturito? Assolutamente nulla di specifico. Non so se è il dover andare alla festa di compleanno di mia zia dove si spegneranno ben novanta candeline, non so se è perché devo mantenere in auge le maschere più a lungo del dovuto, non lo so proprio cos'è che me lo abbia fatto scaturire o forse lo so. Analogie e illusioni, sono loro la causa, anche se, andando a fondo poi la causa principale resto, principalmente, io. E non so come liberarmi dall'analogo, come dirgli che ho creduto fortemente che fosse chi non è, che fosse chi desidero in realtà. Erano solo analogie, somiglianze, eccessive, ma alla fine è lì, lo vedo sullo schermo, è reale e non è ciò che pensavo fosse. Non è chi credevo fosse. Delusa da me e dalla mia incapacità di abbandonare la speranza. Incapace di stare veramente bene più di cinque minuti al giorno, incapace di desiderarne un contatto, nonostante mi trattenga, poi, di farlo concretamente. E' difficile. Dio, quanto è difficile trattenere queste maledette lacrime e la voglia di scrivergli un semplice "Mi manchi da morire!", ma a che servirebbe? Io non manco, se gli fossi mancata mi avrebbe cercata e invece ho visto quel che non era in un altro. Parole, famiglia, correlazioni lavorative. In tutto e per tutto solo analogie e non frutto di un gioco perverso creato ad hoc solo ed esclusivamente dalla mia voglia di lui.

Io ti chiesi - H. Hesse + Breve pensiero

Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.

Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste.


I miei erano occhi tristi, lo sono tornati, ma non c'è nessuno che vi soffermi a sufficienza per notarlo. Non tutti notano uno sguardo, non tutti vi leggono ciò che solo alcuni sanno leggervi. Un mare marrone di malinconia e tristezza lucida da lacrime trattenute. Null'altro se non un vuoto malinconico e incolmabile. Sorridevano ed ora piangono. Non sanno più fare altro.

Porte...

Quando una porta si chiude altre si aprono, ma spesso passiamo troppo tempo ad osservare con rimpianto la porta chiusa tanto da non vedere quelle che si stanno aprendo per noi.
Alexander Graham Bell


Io non ci riesco proprio a non fissarla quella fottutissima porta e per quanto ci stia provando non ce la faccio, semplicemente non ce la faccio. Non ho la forza e la voglia di guardare le altre porte che mi si sono spalancate dinanzi. In esse noto difetti o mi ritrovo, mio malgrado, a fare comparazioni tra la porta sprangata e quelle aperte e nonostante quella porta sia chiusa e impossibile da riaprire, non c'è nulla che non me la faccia preferire. Sbaglio. Ne sono consapevole, ma tutto sommato non c'è nulla che mi farebbe cambiare idea al momento. Non so se è solo amore o coerenza o fissazione, ma percepisco un malessere quasi fisico alla bocca dello stomaco ogni qualvolta mi dico "Ok, ora basta. Mi rimetto in gioco!", non ne sono semplicemente capace. Non riesco ad abbandonare, a dire addio e tanto meno a non amare chi amo. Sarà un fottuto limite, ma non riesco a fingere più di un tot tempo di stare bene, non ci riesco proprio per nulla. Sono stanca. Stanca di provarci, stanca di ripetermi che passerà e non veder passare proprio nulla, stanca di sentirmi cosi disarmata, innamorata, rifiutata, inadeguata, non adatta. Stanca di scrivere, pensare e parlare. Sono semplicemente stanca di chi mi ha fatto tutto questo. Almeno ho smesso di giustificarlo per ogni cosa. Ok, non del tutto, ma non lo giustifico più a spada tratta, come se dovessi difenderne l'onore. E' grande e vaccinato e può difendersi da solo. Può guarirsi da solo se sta male. Può farsi da mangiare da solo perché ne è capace. Fine delle preoccupazioni (per quanto ancora mi venga voglia di chiedergli se ha mangiato o meno). Mi castro. Mi limito. Mi metto paletti da sola. Non posso farlo. Non devo farlo. Per me e non solo.

giovedì 12 marzo 2015

Citazione Kundera

«L'amore è per definizione un dono non meritato; anzi, l'essere amati senza merito è la prova del vero amore [...] Quanto è più bello sentirsi dire: sono pazza di te sebbene tu non sia né intelligente né onesto, sebbene tu sia bugiardo, egoista e mascalzone!».
Milan Kundera, “La lentezza”

00.46 pensieri urlanti, ma afoni

Le coincidenze sono decisamente troppe. Troppi punti in comune, troppo. Troppi. Se mi si sta prendendo in giro per creare razione o darmi una svegliata, hai sbagliato proprio metodo. Se vuoi sentirmi mi cerchi e non usi mezzucci stupidi e infantili. Se mi vuoi sai dove trovarmi. Ma se non sei tu allora vuol dire che ho il radar o i poli magnetici, per trovare o farmi trovare, da persone identiche a te in tutto e per tutto. Paradossale e nemmeno troppo. Destino? Casualità? Ho smesso di crederci. Mi hai portato a non credere più a niente. Niente più complimenti. Niente più parole, niente più emozioni. Non credo. Non credo più in me, in te, in nulla. Sono solo uno zerbino rotto con due motociclette fuori dalla porta di chi non si prende quasi mai la premura di addrizarlo, ma che spesso e volentieri lo lascia li storto per pigrizia. 

Per rendere felice una persona bisogna esserci.
Thich Nhat Hanh

Io ci sono stata e non sono stata in grado di renderti felice per quanto abbia creduto che invece tu lo fossi, stupida credulona che vedeva quello che non esisteva... Tu? Tu c'eri e non c'eri, ma nonostante tutto ero felice. E ora? Come sono io? Non sono. Non esiste alcuna parola degna o completa che possa descrivere come sto. Primo pensiero. Ultimo pensiero. Sempre, per sempre. Ancora e ancora e un'altra notte inizia il suo corso. Ventre vuoto. Occhi colmi e umidi. Lingua arsa. Occhi ciechi. Bocca dalle corde vocali afone. Perduta. Persa. Perduti. Inesistenti. Irrealtà che si scontra con la realtà. Giorno dopo giorno. Settimana dopo settimana. Manchi. Manco. Manchiamo in quella farsa.

Cesare Pavese

Ho tentato di baciarti e tu mi hai morso, 
tutto tutto è perduto. 
Possedevo un divino paradiso 
in quei giorni lontani. 
Vivevo in un altro sogno 
che i timori malcerti 
di una fine e i rimorsi 
mi facevano solo più bello. 
Ora ho perduto tutto. 
Per volere sapere, 
per il mio male implacabile 
che non crede al futuro 
mi sono gettato nel buio.
Cesare Pavese

mercoledì 11 marzo 2015

Pensieri dell'01.41

Appuntamento fisso notturno, un tempo mi sarei accesa una sigaretta, mi sarei versata un bicchiere di vino rosso e avrei lasciato che le dita scorressero senza sosta sulla tastiera senza preoccuparmi troppo di quello che poi ne sarebbe venuto fuori. Mi sarei lasciata andare al sapore acre di sigaretta e alla lingua rossa di vino, invece ad oggi mi devo accontentare di una schifosa sigaretta elettronica che non mi lascia lo stesso sapore e di una tisana ai frutti rossi, per nulla paragonabile a un bicchiere di rosso. Sto vagando nelle stronzate scritte e nei ricordi di tempi che ho accettato come defunti. Sono stanca di sentirmi dire da chiunque che devo smetterla si pensarci, smetterla di parlarne, che devo andare avanti, ma andare avanti de che? Come cazzo si fa ad andare avanti? Che senso ha cancellare conversazioni, mail, numero di cellulare se si ricorda a memoria ogni fottuta parola, numero o fotogramma mentale che lo riguardano? Dimenticalo, non ci pensare, vai avanti, esci con un altro, conosci persone. E sì certo mi metto a conoscere gente pur non avendone voglia, non ci riesco finisco per parlare sempre e solo della situazione in cui sto, quindi che senso può avere? E certo mi ritrovo persone che magari hanno pure vissuto le stesse cose, ma ognuno è diverso. Ognuno elabora il lutto a modo suo, quindi io ho bisogno dei miei fottuti tempi, ho bisogno di ricascarci se capita, di non dormire la notte, di piangere, urlare o svegliarmi di notte con le crisi di panico. Non so gestire le emozioni e chissenefrega! Non le voglio gestire, c'è consapevolezza nella scelta di farmi distruggere da loro, consapevolezza e scelta nel non fare più nulla per contrastarle. Fingere va bene ma lo posso sopportare solo fino alle ventidue, dopo crollo, non ce la faccio più. Dopo quell'orario prestabilito mi ricorda troppo, dopo con quell'ultima sveglia impostata per suonare ogni giorno, con quell'ultima dose giornaliera per sopravvivere decentemente, muoio di volta in volta nel mio parossismo di dolore senza fine. E anche chi mi chiede cosa farei se dovesse tornare, ma che scherziamo? Chi non ama non torna, chi vuole bene resta nonostante tutto, chi non ama quando ti vive non può ritrovarsi innamorato, chi è sparito non torna e se l'ho capito io che ancora ci spero non capisco come una persona oggettiva, una persona che non ci sta dentro questa situazione di merda non lo capisca. Non torna, non tornerà e se lo facesse? Non me la pongo nemmeno la domanda. Torno a vivere il fottuto momento senza preoccuparmi di quel che potrà o non sarà. Mi vivo il momento di adesso con la sua merda, le lacrime, una canzone in loop continuo e ricordi che ancora mi fanno un fottuto male dentro. Non voglio conoscere nessuno. Non voglio uscire con nessuno. IO NON USO LE PERSONE!!!

martedì 10 marzo 2015

Saba+pensiero

Umberto Saba
Dimmi tu addio
che a me dirlo non riesce
Morire è facile.
Perderti è difficile

Il problema è che addio mi è stato detto sono io che non riesco ad accettarlo in nessuna maniera. Sarò costretta a fare quello che non vorrei, non ho più alternative. L'unica via di fuga è solo una. Solo quella e nulla più. 

Luna

(foto mia)

Federico Garcia Lorca - Potessero le mie mani sfogliare la luna
Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.
t'amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!

La luna di questa notte l'ho voluta immortalare assieme a tanti altri scatti in cui i pensieri hanno lasciato lo spazio alla creatività e alla professionalità del momento. Non potevo discostarmi da quello che avevo dinanzi, il mio obiettivo era fermare l'attimo altrui e non il ricordare un passato che sarebbe meglio accantonare definitivamente. Ma lei era lì, incompleta e sola in quel cielo senza stelle visibili ad occhio nudo. Le luci del campo non ne hanno offuscato la bellezza, è rimasta li a fissarmi su quel tappeto verde sintetico. Un cavalletto e una macchina fotografica. Un attimo e mi ha totalmente catturata e soggiogata. Un attimo e mi sono persa nell'esprimerle un desiderio irrealizzabile. Un desiderio malsano. Un desiderio che non ha più senso di esistere. Un desiderio che sarebbe meglio non aver espresso. Manchi, ancora manchi come quella porzione di luna invisibile questa notte.

lunedì 9 marzo 2015

Fotografia emotiva

"Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare"
Gaspard-Félix Tournachon

Ed attendo l'ora in cui uscirò per andare a perdermi tra braccia e gambe in movimento cosi da fermarne in foto il ricordo di emozioni altrui e che mai mi apparterranno. Evado momentaneamente fuggendo la solitudine totale per una solitudine emotiva. La misantropia viene accantonata quel tanto che basta per lasciare che la fotografa amatoriale insita in me venga fuori, annulli i pensieri che si ammassano senza sosta nelle ore serali e notturne cosi da lasciarmi respirare un pochino, solo un pochino. Polmoni che si riempiono di aria e rilasciano anidride carbonica. Immagino il freddo, le dita atrofizzate e le gote rosse. Sorrisi tirati e falsi oppure sorrisi sentiti verso chi mi ha invitato a promuovere la sua squadra, ci tornerò ancora e ancora, una serata non serve a molto, dovrò concentrarmi e consumare il tempo, cosi tanto abbondante in questo periodo, affinché possa tirar fuori scatti che possano essere veramente utili al reclutamento di nuove leve per uno sport duro e poco conosciuto in Italia. Mi allontano da lui che resta assente, ma al contempo presente. Lui che nonostante tutto so mi seguirà anche li in quel campo dall'erba sintetica, dall'odore di sudore e calzettoni. Dalle urla di allenatori indaffarati e dai grugniti maschili o femminili di chi si impegna nello sport che ha deciso di adottare. Immagino e mi creo aspettative, quelle non muoiono mai. Mi aspetto qualcosa che comunque non mi farà male, come può l'evasione provocare danno? Evado da me, o fingo di farlo per liberarmi un pochino, solo un pochino, per rimandare la morte ad orari più notturni, ad orari in cui poi potrò lasciarmi andare in pianti liberatori (ma nemmeno troppo), scrittura, musica e ricordi. Però ora preferisco prepararmi al meglio per quel che mi aspetta. Quei fari, quella luce che illumina a giorno tutto, la scelta dell'ottica adatta, l'altezza del cavalletto, cosa indossare per non percepire troppo il freddo pungente e non devo pensare ad un abbraccio che non riceverò, lui non ci sarà dietro le mie spalle, lui non mi bacerà più il collo, non mi morderà il sedere (sorrido al ricordo per quanto alla fine debba necessariamente ripetermi che per lui ero solo sesso) e non mi chiederà di stare semplicemente un po' calma e tranquilla, quasi immobile. Maledico i ricordi, almeno adesso, loro e il mio masochismo nel tirarli fuori come se fossero il coniglietto o la colomba nascosti dentro il cappello di un prestigiatore. Patetica. Sono solo patetica nell'aspettare che qualcosa muti, devo solo accettare, non solo razionalmente, ma anche emotivamente che ho perso quell'occasione, ho perso lui e tutto quello che poteva e non sarà mai. Torniamo alle foto. Distraiamoci dalla tristezza... Devo e vorrei cogliere quel che altri non vedono, espressioni sul volto che a me mancano da tempo o semplice impegno, sarà difficile, la prima volta è sempre difficile, ma come campo di esercitazione può solo essere un buon punto di partenza.

Notte puttana

"L’amore sorprende come pioggia
nel buio–e siamo fradici,senza
riparo,ancora lontani dall’alba." 
G.Rosadini

In un periodo di apatica oscurità mesi fa ho conosciuto qualcuno che pian pianino ha atteso che la porta venisse aperta. Ha invaso ogni spazio vitale con la sua presenza (e con la sua assenza), mi domando se in questo nuovo precipizio oscuro in cui vortico costantemente e senza sosta da, oramai, quaranta fottutissimi e lunghi giorni, a quella porta busserà un altro barlume di speranza. Speranza infranta e gettata sempre sotto quel famoso tappeto reduce di tutti i mali che possano creare dispiacere e dolore in questo corpo ormai stanco e affaticato. Se l'alba giungerà mi apparirà come l'ennesima di un giorno piatto e oscuro o un giorno rilucente? Non lo so, è solo l'alba di un nuovo giorno. Non vi è più alcuna speranza li dove l'impossibile ha preso il sopravvento. L'impossibile per quanto impegno ci si possa mettere resta impossibile. Non vi è nulla che può modificarne la sua concreta testardaggine. Solo io posso sapere quanto mi stia impegnando, ma la notte, eh, la notte è infame, la notte porta scompiglio e inattività. Passo il tempo ad osservare un soffitto che non ha più nulla da raccontare, un soffitto diverso da quello che nemmeno osservavo quando braccia forti e calde mi stringevano con... con cosa? Affetto? Educazione? Protezione? Non lo so, sono arrivata al punto in cui dubito e non so più nulla, ciò che mi pareva di sapere l'ho perduto nell'oscurità. Nel buio vago nuda e disarmata a tentoni come un cieco senza il suo bastone. Banalità, adesso scrivo banalità, ho perduto anche l'arte scrittoria, unica cosa che decentemente mi apparteneva, scrivere senza avere qualcuno per cui farlo non è facile, era facile, ma devo abituarmi anche a quello, scrivere, tornare a farlo almeno, per me, memorie di emozioni fermate su carta digitale. Sconforto della notte. La notte non porta consiglio, la notte porta dolore, lacrime, ricordi e malinconia. Infame come una puttana con l'aids che ti invita a scoparla senza protezione, cosi la notte, amica se la dividi con chi ami, puttana se invece sei solo con te stesso, ti sei stancato di masturbarti e vuoi una finta compagnia che ti scaldi quel tanto che basta senza sapere a cosa invece vai incontro: distruzione e morte. Annientamento del se senza via di fuga. Nessuna mano protesa, solo un letto freddo in cui non ti riesci a riscaldare, piaghe sul cuore marcio e cancrena dell'anima.


P.S: Ringrazio gli utenti degli USA e della Russia che mi seguono, che fatica fate a tradurvi tutte ste stronzate.

Canzone+pensieri

Chi mi conosce realmente sa che spesso, per quanto il groviglio delle parole sia lì nella mia mente, mi capita, sovente, di avvalermi delle parole altrui, che siano sotto forma di poesia, citazione o canzone. Qui porto la canzone che non riesco a smettere di ascoltare ultimamente con annessi commenti, lì dove le parole decideranno di venire fuori sotto forma di frase di senso compiuto:

Un amore si libera, 
stranamente dall'anima 
e rimane anche se te vai 
(già resta, purtroppo resta)
ma mi sembra impossibile 
un amore invicibile 
e dolore e dopo che sarà 
io non lo so io non lo so 
(nemmeno io lo so purtroppo)
ma ero nel cielo ed ho perso le ali cosa faro' 
(già cosa farò? Io non lo so, ancora non lo so)
camminerò camminerò 
e questo amore che porta il tuo nome dimenticherò
ce la farò ma adesso no 
ora che parlo di te ancora ancora no 
(già, parlo sempre di te, e se non lo faccio ne scrivo, se non scrivo ti penso)
ce la farò ma adesso no 
voglio pensarti una notte ancora 
ancora un po'.
 (se solo fosse per un'altra notte ancora, solo una, ma le notti si susseguono senza fine)
e la mia solitudine e' una droga per l'anima 
non averti e non cercarti più 
(non so come stia facendo a resistere da 40 giorni dal cercarti o dal non averti al mio fianco e mi isolo, mi chiudo a riccio ed evito che altri possano riempire un vuoto che ha la tua forma)
cominciare a sorridere 
e pensare che ci sarà un amore anche se non sei tu 
ci proverò ci proverò 
(me lo prometto ogni giorno che passa, mi ripeto che ce la farò, ci sto provando, ma per ora i risultati sono ancora pari a zero. Ho sorriso, l'ho fatto, ma l'attimo dopo le mie labbra hanno smesso di farlo. Sensi di colpa costanti per una felicità o un sorriso che non sei tu a creare)
dal tuo ricordo non posso scappare 
ma ci proverò camminerò camminerò 
e anche se l'aria mi basta appena 
non mi fermerò
ce la faro' ma adesso no 
(già adesso proprio no, adesso non ci riesco, non è il momento, non mi sono liberata di te, del tuo ricordo che ancora brucia dentro, di quel ricordo che ancora mi fa riempire gli occhi di lacrime e mi fa mancare il respiro. Quel volto, quel nome che fatico a pronunciare, ma che in quelle poche ore di sogno mi ritrovo ad urlare per poi svegliarmi nel cuore della notte come se fossi precipitata in un incubo senza risveglio)
lasciami stare a pensare a sognare che ti rivedrò 
ce la faro' ma adesso no 
voglio restare nel buio a guardare 
(un buio che ha qualcosa di te e qualcosa di me, un buio in cui sono immersa totalmente, ma in cui ancora ti rivedo, sei lontano, mi sfuggi, corro ma il buio è cosi intenso da perdere quel barlume di luce che la tua essenza lascia come la scia di una stella cadente per pochi attimi nel cielo notturno)
adesso no 
se bastasse la volontà
per cambiare la realtà
con te potrei riuscirci io 
con la voglia di vivere vivere e morire di te 
di questo amore mio 
(la volontà non serve proprio a nulla, la volontà si è scontrata due volte contro il muro del non amore, la colpa non è di nessuno me lo ripeto ad oltranza né tua né mia, la volontà non basta proprio a nulla se manca l'elemento fondamentale da parte di uno dei due)
ce la farò ma adesso no 
voglio cercarti una notte ancora ancora un po' 
ce la farò adesso no 
voglio pensarti una notte ancora adesso no 
il tempo passa e ce la faro' con il tempo ci riuscirò 
ma adesso no
(non ci credo al tempo, il tempo non cancella proprio nulla, sbiadirà il dolore, ma purtroppo amerò lo stesso e quel ricordo farà sempre male. Una sconfitta mal digerita e non aspettata)

domenica 8 marzo 2015

A tutte le donne - Alda Merini

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra.

Citazione poetica del Majakovskij

Conclusione

Niente cancellerà via l'amore,
né i litigi
né i chilometri.
È meditato,
provato,
controllato.
Alzando solennemente i versi, dita di righe,
lo giuro:
amo
d'un amore immutabile e fedele.

dal libro "A piena voce. Poesie e poemi" di Vladimir Majakovskij

Pillole


Canzone in loop continuo: Ce la farò di Alex Baroni
Colore: Blu (come il cielo che vedo dalla mia finestra)

Citazione: "Ero una foglia libera nel vento 
e tu ragazzo che mi hai visto cadere 
mi hai presa per un pantano." Alda Merini
Frase che vuol venire fuori da dentro: Ti amo!
Occhi: ancora colmi di lacrime
Cuore: ancora troppo pieno di amore col suo nome inciso sopra
Emozione predominante: dolore e rabbia al 50%
Voglia: di rivederlo ancora (masochista io!)
Desiderio: dimenticare i baci da Giuda Iscariota e non solo quelli.
Dimenticare di contare i giorni.
Dimenticare lui.
Ricordarmi di me, solo di me.
Smettere di piangere e stare male.
Vivere!!!


sabato 7 marzo 2015

Poesia John Donne

"Rivoglio i miei occhi.
Rivoglio il mio cuore.
Che le tue bugie possa conoscere e vedere
e riso e gioia provare, quando tu
in angoscia dimorerai
e languirai
per qualcuno che si negherà
o si mostrerà infedele,
come te, ora. "

John Donne, Il Messaggio

Facciamo qualche conto...

Per 37 giorni, 1608 ore, 96480 secondi, 5788800 secondi, non ho fatto altro che soffrire, starmene chiusa in casa, uscire il minimo indispensabile, quel tanto che mi bastava per allenarmi, fare la spesa, accompagnare amica, mia madre o mia sorella a fare shopping o portare il cane in giro per le sue passeggiate. Ho pianto come una fontana in palestra, ho urlato e mi sono fatta consolare dal cane che qualche sorrisetto tirato me lo ha fatto nascere sulle labbra che portano ancora il ricordo di labbra ormai facenti parte del passato, di una illusione, di una fantasia, di un qualcosa di non reale, mai esistito, mai vissuto veramente. Mi sono concessa sei ore di due giorni in una settimana per andare a vedere dei film al cinema, e parlare parlare parlare fino allo sfinimento di chi quelle parole me le ha create. Lacrime, Dio, quante lacrime può un essere umano produrre? Tante, infinite, ancora adesso scendono, la notte si sa, i pensieri spalancano la porta entrano indisturbati e scombussolano tutto. Le lascio scorrere, un minimo senso di beneficio me lo offrono. Ho scritto, Dio quanto ho scritto, qui sopra, a mano, su altri social, ho scritto tanto, parole e parole che scorrono veloci come le dita sulla tastiera o con una penna in mano. Cattiveria, Ira e Rabbia, spazzate via subito da quel turbinio di emozioni che invece sarebbe meglio sopprimere. Dolore. Puro e unico dolore. Non vi è altro con cui descrivere il vuoto che sento dentro, la sconfitta, l'inettitudine, l'incapacità di farmi amare, il senso di abbandono che in un parossismo costante non mi abbandona mai. La tristezza nel non essere riuscita, nel fallimento del proprio essere. Una costante. Anche quella una costante. Essere troppo o troppo poco di qualunque cosa. Colpe. Me ne attribuisco senza sosta. Pene, me le infliggo con ogni domanda, ricordo o pensiero incontrollato che mi sopraggiunge o che richiamo volontariamente alla memoria o in mente. Pensieri, parole, emozioni, preoccupazioni, tempo, tutto dedicato a qualcuno che alla fine dei conti non c'è più, che dovrei considerare morto e sepolto, ma che ancora percepisco costantemente presente. Nell'attimo del culmine rabbioso potrei, metaforicamente, paragonarlo ad un parassita vampiro che mi succhia ogni goccia di vita, ma alla fine dei conti sono solo IO la causa principale di come mi sento adesso, IO sola ho la colpa, IO solo mi sono innamorata, IO solo non riesco ad andare avanti, IO sola mi sento una traditrice se parlo con qualcuno, nonostante mi stia solo sfogando, nonostante quei pochi contatti li ho portati all'esasperazione con il mio amore malato. Sì, perché non è altro che malattia. Una malattia che dicono si curi col tempo, ma non ci credo poi molto, il tempo non cancella proprio nulla, quello che è stato importante, per quanto a senso unico resta impresso come un tatuaggio sulla pelle. L'amore resta amore nonostante il trascorrere del tempo. La paura e il dolore sbiadiscono un pochino, ma restano sempre li in agguato. Demoni fedeli e amici. E torno quindi a ricalcare orme di morti passate. Suicido il mio essere, mi chiudo a riccio come la portinaia dell'eleganza del riccio, vivo (per non dire sopravvivo) riversando me stessa sempre nella parole, punto di partenza e di fine in un ripresentarsi ciclico e costante, costante e infinito. Infinito come gli orecchini che mi sono stati donati dalla mia metà genetica affinché la smettessi di avere il viso cadaverico, spento e defunto. Infinito come quel vuoto che non si colma con i libri, la musica o qualunque altro piacere mi sia concessa. Vuoto che non ha senso riempire con presenze indiscutibilmente inutili. Sola. Devo restare sola perché incapace di amare. Sola perché incapace di farmi amare. Sola perché ormai ho perduto tutto. Perduta la voglia di andare avanti, perduta la voglia di abbandonarsi, perduto l'istinto di sopravvivenza. Automa. Sono un'automa. L'ombra di me stessa con maschere mutevoli in base all'occorrenza. Vorrei rinascere come la donna in rinascita di Jack Folla, ma non ne ho la voglia e la forza. Abbandono. Ho abbandonato me stessa. L'ho donata e non la voglio più indietro. Che sia stata compresa o meno oramai non ha più importanza. Sono perduta. Una tossica priva di finanze per farsi un'altra dose. Uscirò, bacerò, scoperò oppure no. Non lo so. Non lo voglio sapere. Il futuro non ha più senso. Il futuro torna ad essere rimosso. Torna ad essere un abominio della mente. Non esiste un futuro, non per me. Non me lo merito. Non merito nulla se non la sofferenza. Non merito nulla se non di essere usata. Non merito la felicità. Non merito amore. Non merito attenzioni e premure. Non merito nulla se non quello che ho adesso tra le mani: un pugno di nulla e l'animo che scivola via sulle guance sotto forma di lacrime.