domenica 10 gennaio 2016

Lettera n°79

Mi hai abituata male, mi hai abituata ad avere le attenzioni che merito, niente cellulare in mano, niente parole senza occhi fissi nei miei occhi. Mi hai abituato alla presenza e alle parole, ma mi hai anche portata a non credere alle parole, agli occhi, ai sorrisi, ai gesti, agli abbracci e alle risposte evasive, mi hai portata a diffidare e a chiudermi a riccio dinanzi a tutto quello che di concreto non ha nemmeno la parvenza. Mi hai indotta a pensare di essere speciale e speciale non lo sono. Mi hai indotta a credere di essere perfetta, o quasi, e non lo sono e non lo sarò mai. So da me che un altro non sarà mai te, so che un altro sarà diverso da te, è diverso da te, eppure non posso fare a meno di trovare correlazioni o burroni abissali. Tu non mi amavi, non mi hai mai amato eppure mi hai dato quello che ho sempre voluto ed ora, ora vorrei quello più ciò che non mi hai dato da un altro e so da me che non potrò mai averlo, perché tu sei tu e un altro resta se stesso coi pregi e difetti. Ed io sono stanca, non ho voglia di stare a perdere la testa e abituarmi a nuovi ritmi, a vecchie emozioni vestite di nuovo. La verità è quella. Mi hai bloccata in un fottuto limbo in cui tu eri e resterai la perfezione e gli altri, gli altri restano individui che non ho la pazienza di conoscere o di cui non riesco a fidarmi totalmente. Frenata e intimorita. Impaurita più di quanto fossi quel giorno in cui ti ho coperto con la mia sciarpa verde. Sconsiderata, priva di difese all'epoca e così intimorita oggi da non riuscire a mantenere il giusto distacco per vivermi quello che viene senza troppi pensieri. Paura. Ho paura di stare ancora una volta male come sono stata dopo di te. Mi hai abituata male.

Nessun commento:

Posta un commento