domenica 13 dicembre 2015

Lettera n°78

Sei come quel nodo che mi si forma quando c'è un po' di vento o umidità nell'aria. Quel nodo che mi fa male se lo pettino e ho solo due alternative:

1) reciderlo con le forbici
2) pazientare e cercare di districarlo pian pianino con il pettine e la spazzola

Inutile sottolineare quello che è ovvio, i miei capelli non li taglio da tre anni e non ho alcuna voglia di reciderne nemmeno un centimetro per un qualsivoglia nodo, quindi l'opzione numera due resta quella che ho scelto di perseguire. Pettino piano piano, soffro e sento il cuoio capelluto essere tirato, ma la sofferenza ci sta tutta se non vuoi perdere quello a cui tieni. E nello stesso modo tu che sei il mio nodo da quasi un anno a questa parte non vieni reciso con un semplice zac. Sarebbe più facile, lo sai tu e lo so benissimo anche io, ma non sarebbe nemmeno umanamente possibile, tu non sei cellule morte che si rigenerano ogni secondo, tu sei vivo, lontano, assente, nuovamente sconosciuto, ma sei vivo. Sei, paradossalmente, molto più concreto dei capelli, quelli potrei tagliarli, tanto ricrescono, ma tu? Tu no. Tu non torni più (lo so benissimo), ma resti qui, nonostante tutto ci rimani qui dentro di me. Per quanto possa dire o fare, sei qui. E sarò noiosa, ripetitiva, non me ne frega assolutamente niente. Questo è quello che sento e questo è quello che esprimo, mi conosci, sai perfettamente quanto sia incapace di mentire, ma a prescindere dall'incapacità concreta reputo le menzogne una presa in giro senza paragoni, sono e resterò sempre pro verità. Ma tanto so che non mi leggi più da tempo ormai, ti sarai stancato di sapermi qui in attesa di un qualcosa di improbabile e irreale, ma d'altra parte credo di aver smesso di scriverti con la speranza che tu mi legga quanto piuttosto sono tornata a farlo per il semplice bisogno viscerale di farlo, senza orpelli o fronzoli vari ed eventuali. E oggi ne avevo voglia, tutto è nato da un reale nodo incontrato durante la spazzolata post shampoo, quel nodo era veramente testardo, come te. Ho impiegato dieci minuti buoni a farmi male e pettinarlo per poterlo districare, in quel caso ho vinto io, non ho avuto bisogno di recidere la piccola ciocca colpevole di essersi ribellata, con te ho perso da subito. Le possibilità, seppur minime le ho avute, ho cercato di giocarmele come meglio avrei potuto, mi sono data completamente. Ho corso come uno di quei treni modernissimi che raggiungono in tre quarti del tempo classico la meta predestinata. E adesso attendo semplicemente quella data che mi sono imposta come scadenza, la pazienza non mi manca, di quella ne dispongo pure troppa. E dopo? Dopo non lo so, lo saprò quando arriverà quel dopo, per ora lascio che queste emozioni facciano il loro corso senza più frenarle. Che senso ha castrarle? Nessuno.
Spero tu sia felice e stia bene mio non più mio trenino annodato.

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