domenica 6 dicembre 2015

Lettera n°77

E anche stasera sento quell'impulso, quella voglia di condividere la mia giornata con te, resti sempre tu l'unico che vorrei rendere partecipe della mia vita, un po' come la canzone di Mengoni che ho sentito poco fa in cui, citando, dice: "Fra miliardi di persone ho visto solo te", sorrido se penso che prima di Mengoni, lo stesso concetto te l'ho espresso in mille modi differenti, a voce o per iscritto, non ho mai negato di aver scelto te, di aver visto solo te, di sentire, ancora oggi, la voglia e l'impulso di raccontarti di me. Ti sarebbe venuta la ridarella oggi (*), mi conosci sono un'inguaribile testarda, forse tanto quanto te, un po' meno te lo concedo, ma resta di fondo che lo sono e se mi impunto su qualcosa cerco di ottenerla. Oggi c'era il Nikon Live, ci sono andata con un gruppo di fotografi, ho perso un paio di workshop poi quando ho capito l'andazzo, ho mollato loro e me ne sono andata per i fatti miei a fare e sentire quello che volevo dal principio, li mi sono aggregata ad altri fotografi che conosco e che fanno parte dell'associazione fotografica a cui mi sono iscritta e con la quale mi sono messa concretamente in gioco e in discussione. Ammetto che appena sono approdata lì la prima cosa che ho fatto è stato vagare perduta osservando ogni persona presente. Ti stavo cercando trenino, ho sperato che tu potessi essere lì, che avrei potuto rivederti senza proportelo direttamente o senza che fossi tu a farlo (so che non accadrà più, sento distintamente che non ci saranno più occasioni come l'ultima volta, non ci saranno più malinconie che mi spingano a cercarti in qualche modo e non ci sarà nulla che spingerà te a cercarmi, siamo veramente lontani e distanti adesso, lo sento come sento le dita che pestano i tasti del computer e come sento le lacrime pungermi gli occhi, ma tranquillo le sto cacciando, non le voglio). Non c'eri naturalmente, non era destino reincontrarci, non ti piacciono quei posti, la folla, il caos, poi è sabato, probabilmente sei tornato a casa tua, nella tua terra, forse stai frequentando una nuova ragazza, non lo so, ma non c'eri, eppure... c'eri. Eri lì con me, come sempre, nella mia mente c'eri e ho sorriso ogni volta che mi mettevo a saltare da un posto all'altro o a fare gli occhioni stile Gatto con gli stivali del cartone animato e implorare i fotografi di farmi spazio perché sono una piccola nanetta e lì ti ho visto nitidamente a ridacchiare di gusto di me e di quanto potessi apparire buffa io e maschi che mi hanno fatto spazio tipo le acque del Nilo per far passare Mosè. Essere donna in quel contesto non è stato male, certo mi hanno fotografato in tanti, ma era normale e prevedibile, se si provano le nuove ottiche fotografi quello che ti capita per capirne la portata, la lunghezza e se ne vale o meno la pena acquistarla in futuro. Ad un certo punto mi sono fatta fotografare volontariamente lo ammetto, ho provato ad abbattere i miei muri, mi sono avvicinata ad un fotografo che fotografava tutti con vari attrezzi di scena e appena si è liberato gli ho proposto di fotografarmi, ma a patto che dovesse mostrarmi lo scatto, altrimenti avrebbe dovuto rifarlo. Il mio scatto è andato bene, gli ho sorriso di cuore e l'ho ringraziato ed ora attendo che carichi la foto nella pagina dell'evento, cosi da salvarla e tenerla lì come ricordo di una giornata che, tutto sommato è stata felice e divertente. Saresti stato fiero di me, della piccola nanetta che zompettando e scherzando si è fatta rispettare e senza spintoni si è presa un posto semi decente in sala posa per poter fotografare la modella di turno. Alla fine penso di aver guadagnato in sicurezza e nuove nozioni, nuovi punti di vista. Non ho ancora capito quale possa essere il genere di cui mi innamorerò totalmente ma su quello non ho fretta, lo capirò quando sarà il momento, come ho sentito di amarti quella sera mentre ti guardavo negli occhi e ti baciavo come se fosse l'ultima volta che lo facevo traendo il massimo da quei baci di cui non ero mai sazia. E torno a richiamare alla memoria te con te la ridarella e sorrido di cuore anche io vedendomi dal di fuori, ho fatto ridere, in effetti, vari fotografi con le mie peripezie per vedere qualcosa lì dove non arrivavo (praticamente ovunque), ma oh l'ho avuta vinta io, tra una risata e l'altra mi è andata bene, non so se è perché ho creato simpatia o perché son sembrata un po' disperata o perché fossi una donnina molto rock and roll con la sua macchina fotografica impugnata mentre saltellando e in punta di piedi sbuffavo e sparavo battutine ironiche sulla mia (non) altezza, però è divertente, ti stai immaginando la scena e stai ridacchiando, lo so. Ti conosc.. piccolo blocco, non so come continuare quella parola, conosco o conoscevo? Non è importante al momento, sappi solo che alla fine sono stata accompagnata da un altro amico fotografo, insomma mi sono arrangiata, una piccola avventura dove sono passata come un apetta di fiore in fiore cercando di essere presente per tutti, ma mantenendo me stessa come priorità assoluta.
Una volta giunta a casa mi sono messa a raccontare a mia madre tutto quello che ho combinato da questa mattina con Kenny che mi faceva le feste senza sosta, e anche lei ha sorriso, ma non le è preso il ridolino come sarebbe preso a te, chissà poi perché ti prendeva il ridolino, non l'ho mai capito in effetti. Comunque, a casa mi sono messa a cazzeggiare un pochetto e mi sono imbattuta in questo stralcio di Zafon, uno dei suoi libri che mi ha emozionato e colpito degli ultimi anni, tanto da spingermi a leggermi tutti i suoi romanzi. La citazione dice:

"Ero troppo per te. 
Troppo orgogliosa. Troppo scorbutica. Troppo problematica. Troppo insicura. Troppo poco gentile. Troppo poco dolce. Troppo disordinata. Troppo bambina. Troppo matura. Troppo emotiva. Troppo sognatrice. Troppo poco romantica. Troppo caparbia. Troppo poco elastica. Ero troppo per te. 
Ma non ero mai abbastanza."
C. R. Zafon, L’ombra del vento.

Tralasciando momentaneamente tutto, mi sono concentrata sull'ultima frase "Ma non ero mai abbastanza" ecco per evitare di far straripare le lacrime mi appiglio a quella frase, a quella sensazione che, tuo e mio malgrado, ho realmente sentito attaccata addosso quando... quando pensavo eravamo un qualcosa tu ed io. Ed è brutta come sensazione, so anche che adesso probabilmente ti starai incazzando o più probabilmente starai pensando che non è cosi, ma parliamoci chiaramente, non lo so, non posso sapere con certezza cosa ti può passare per la mente, a malapena credo tu mi legga ancora figuriamoci dare per scontata una tua eventuale reazione, non posso che ipotizzare pur essendomi promessa da tempo di non farlo più, perché alla fin fine sono sempre e solo io quella che sta male, che affonda e non riesce a risalire poi facilmente, sono io quella che fa tre passi avanti e cento indietro ogni qualvolta mi ritrovo a scriverti, pensarti o lasciar straripare le lacrime e le parole. E lo so che ora sto percorrendo quei passi indietro, ma non posso farne a meno, non oggi, non dopo il tripudio di emozioni e la costanza con la quale mi sei stato affianco stile spiritello birbante e molesto. Per un attimo ho creduto sul serio di poterti raccontare tutto, ma mi sono resa conto che non era la realtà, tolto questo mezzo non mi resta più nulla e non mi venire a dire che posso cercarti che si può essere amici, io non posso esserti amica, non ancora, non so quando e se ciò potrà accadere, ma so di non poterlo essere al momento, perché non mi è passato proprio nulla, non mi è passato il sentirti "giusto", non mi è passato il saperti "la persona", non mi è passata quell'unica emozione che avrebbe dovuto e che dovrebbe sparire, non mi è passata la voglia di baciarti, di amarti, di fare l'amore con te, di vivere ogni giorno che mi rimane da vivere con te, non mi è passato proprio nulla, resti tu il mio metro di paragone e questo mi spinge semplicemente a buttarmi su tutto ma non più sulle conoscenze eventuali, non ha senso, sai come la penso, ho provato a gettarmi nella mischia, ho provato realmente ad andare avanti, a forzarmi, ad obbligarmi a sopprimere e nascondere tutto, ma non serve a nulla, resta li il fardello. Resta la mancanza che sento, la malinconia, la voglia di sentirti ridere come uno scemo, la voglia di sentirmi dirmi che sono bella o un scendi scendi per ritrovarti sotto casa. Vaneggiamenti. Sono solo vaneggiamenti e illusioni lo so. E' solo un cuore ferito che spera invano il ritorno di chi non ha mai messo in gioco il proprio cuore. Folle. Sono momentaneamente folle e la follia mi porta a sentire totalmente mia questa canzone che sto ascoltando (giustamente mi faccio male musicalmente, ma che ci posso fare se ci sei tu in questi versi?) e da qui nasce il (*) che ho messo poco fa perché ha connessione con un verso:

Le cose che non ho
sono come te,
ti assomigliano un po'
sono bellissime
Mentre guido piano verso casa,
in compagnia di una radio accesa,
c’è una canzone che riempie l’aria della sera.
Le cose che non ho,
radici e nuvole,
e lì in mezzo ci sei tu,
da qualche parte.
A volte un nome sulle labbra appese,
anche se più leggero di una piuma
quando il suono di una felicità che si consuma.
La mia vita è sempre uguale
sembra calma come me
appena sotto la superficie c’è tutto quello che ho di te.
E so che non si torna indietro mai
lo so io, lo sai tu,
ma se dovessi cambiare idea, io sarò qui.
Le cose che non ho, ragioni e regole
neanche il cuore adesso sa che cosa fare.
Avrei voluto regalarti i miei sogni
e farti ridere fino a stancarti, (*)
ti avrei difesa dai dispiaceri con le mie mani.
La mia vita è sempre uguale
sembra calma come me
appena sotto la superficie c’è tutto quello che ho di te.
E so che non si torna indietro mai
o so io, lo sai tu,
ma se dovessi cambiare idea, io
se dovessi cercarmi ancora, io
sarò qui perché di te non c’è niente che non so
e non avrò paura di un addio sincero, ma devi crederci davvero.
La mia vita è sempre uguale
e sembra calma come me
appena sotto la superficie c’è tutto quello che ho di te.
E so che non si torna indietro mai
lo so io, lo sai tu,
ma se dovessi cambiare idea, io
e se dovessi cercarmi ancora, io
sarò qui
sarò qui.


Non penso debba aggiungere altro, io... Io sono qui, sono ancora qui, sarò ancora qui se dovessi cambiare idea. Ed eccola lì l'altra immagine mentale di te in auto che ascolti la radio mentre vai da qualche parte, magari è la stessa stazione radio che ascolto anche io, la stessa canzone, i Guns'n'Roses che ci perseguitavano all'epoca. Lo ricordo. Io ricordo. Ma tu ridi, continua a ridere e a farti prendere dal ridolino compulsivo. Sei bello da morire quando ridi.

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