venerdì 28 gennaio 2011

Lo specchio


Il post nasce dall'analisi di questa frase: "Lo specchio riflette in modo esatto: non commette errori perché non pensa. Pensare significa essenzialmente commettere errori". Siamo proprio sicuri che questa affermazione sia corretta? Certo se ci si basa sulla frase in sé è corretta, ma se la si analizza interiormente, se ci si riflettesse si capirebbe quanto lo specchio, spesso, rifletta sì in modo esatto, ma lo faccia anche in maniera distorta, perchè è la mente che ci spinge a vedere quello che noi vogliamo vedere. Non a caso le persone affette da disturbi alimentari nel loro riflesso vedono un immagine distorta, non reale, quindi vedono quello che vogliono vedere. Certo sarebbe anche comodo avere una voce parlante, come lo specchio della strega di Biancaneve, che ci dica sempre come siamo, ma anche lì quando comprare una critica ecco che il mondo vacilla e la strega inizia a prendere in esame l'idea vendicativa di annientare la fonte del malessere. Ma poi è realmente sbagliato l'atteggiamento della strega? Insomma, se si mette da parte il disturbo alimentare, e si prende in considerazione un fattore X qualunque, sarebbe più che normale cercare di debellare un brufolo, un punto nero, un pelo o quel che è. Naturalmente gli esempi sono puramente indicativi e a dir poco estetici, diverso sarebbe il ragionamento se il problema fosse di tipo mentale, perchè li la visione diviene distorta da fattori che difficilmente sono facilmente debellabili e quindi si ritorna al punto di partenza: quanto uno specchio riflette di ciò che è reale? Se dovessi pensare al velo di maya, e quindi al pensiero di Schopenhauer, il quale afferma che: "la realtà che ci si para davanti, sia nient'altro che una fotocopia mal inchiostrata, celante la vera realtà delle cose", ma come lacerare il velo? Come fare a vedere con chiarezza la realtà per quella che è senza cadere nel banale o nel (collegandomi al post precedente) cinismo? Sì, perchè c'è chi pensa che l'essere cinici vada a togliere quel velo di Maya dagli occhi, dando al vedente uno sguardo reale e vero di quello che si vede, in questo caso specifico la perdita dell'illussione e delle speranze, la mancanza di sentimentalismi condurrebbe alla visione integra ed esatta, ma è mai possibile che questa visione sia corretta? Può il cinismo essere il fattore principale per poter vedere chiaramente? Per quanto mi riguarda, se mi è concesso dare un parere personale, penso che la strega di Biancaneve non è poi tanto cattiva come la si vuole presentare. Agisce come è meglio per il proprio essere, egoisticamente è spinta dal suo IO a voler annientare l'elemento disturbante di turno, senza di lei che cosa avremmo? Una storia banale (che già è banale di suo...), priva di emozioni contrastanti, di pathos e quel pizzico di timore che in piccole dosi male non fa. Avrò detto qualcosa oppure no? Avrò fatto porre interrogativi a chi legge? Non lo so, non so niente, come disse Socrate "...ero l'unico a sapere di non sapere, a sapere di essere ignorante...".

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