giovedì 17 settembre 2015

Lettera n°74

Oggi sarebbe stato un anno dalla prima volta che ci siamo parlati, è strano sapere che invece ora non ci si parla più, ma di cosa dovremmo parlare? Si è instaurato, per quanto mi riguarda, imbarazzo, soggezione, sfiducia, incapacità di lasciarmi andare come un tempo. Come ho scritto nella lettera precedente, il tempo passa e si cambia, io non so più chi tu sia, cosi come tu non sai più chi io sia, cosa faccia, come stia realmente, cosa senta. Oggi posso dire di stare bene, sto andando avanti, te l'ho già scritto, ieri sera è stata una bella serata, sento ancora la sabbia tra le dita dei piedi pur non avendola realmente. Sento l'odore del mare e la salsedine pizzicarmi le guance. Il vento scuotermi la treccia e le città scorrere veloci ai miei lati. Ho passato una serata dolce e libera. Un treno in lontananza fischiava mentre mi lasciavo abbracciare. Ti ho pensato in quel frangente, ma poi ho preferito allontanarti come fare con un insetto molesto. Era la mia serata non dovevi entrarci in alcun modo. Sono stata bene e sono stata felice. Mi porto addosso ancora quella sensazione di vita priva di sofferenza. Sarai sempre tu l'amore della mia vita, ma non posso costringerti o costringermi a fossilizzarmi su chi per me non ha più alcun interesse. Spero tu stia bene. Spero tu sia felice, per fugace che sia questa emozione. Te lo auguro come te l'ho augurata mesi fa quando la parola fine è precipitata con la precisione di una katana giapponese sulla nostra storia. Mi stai perdendo, la realtà è quella. Mi stai semplicemente perdendo, non che la cosa ti importi in realtà, ma mi fa bene scriverlo: mi stai perdendo.

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