domenica 15 novembre 2015

Lacrime nere

(Foto di mia proprietà - Serie bambole)
Avrei cosi tanto da scrivere, ma le parole sono lì, bloccate, frenetiche, accalcate. Dissipare la matassa che si è creata mi porta solo a mescolarle ancora di più, un po' come quando vogliamo sbrogliare le cuffiette del lettore mp3 o dello smartphone. Ho pensato tanto in questi giorni, la nebbia e l'umidità mi hanno portato pensieri e preoccupazioni, ansie riguardanti chi non mi è mai appartenuto e che non deve più essere una mia preoccupazione. Quello che è accaduto a Parigi, ha aperto il vaso di Pandora, altri pensieri si sono creati e affollati, mescolati, ingarbugliati a quelli che già non riuscivo a gestire. Ammetto che ai pensieri si sono aggiunti anche i ricordi, parole e frasi che mi son state dette, oramai, tempo fa, troppo tempo fa, prive di valore oramai, vuote parole prive di significato con il senso del poi. Pensieri che sono stata io ad elaborare questa volta, non che ne avessi bisogno in realtà, sono sempre stata sicura di quello che ho provato, non ho mai vacillato coi sentimenti, io non ho provato solo emozione. Ho amato. Amato veramente in maniera incondizionata, senza remore. Ho amato i pregi ma ancor di più i difetti. Quelli, per quanto mi facessero impazzire, li mantengo vivi ancor oggi gelosamente, sono miei, erano scaturiti da me, tutto sommato erano per me, rivolti solo a me. 
Probabilmente l'unica cosa che dovrei smettere di fare è preoccuparmi per chi non c'è e iniziare a preoccuparmi di chi c'è, ci sarà, ma ancora fatico a lasciare andare via per la propria strada chi, purtroppo, rimane il mio pensiero costante. Ed eccomi nuovamente a tirar fuori come un prestigiatore dal suo cappello magico parole e pensieri che appaiono incoerenti. Eccoli di nuovo ad affollarsi nella mente ed ecco le lacrimucce riempirmi gli occhi. "Se fosse il tuo ultimo giorno con chi lo vorresti passare?" la mia risposta era e resta sempre la stessa a differenza di chi se l'è posta prima di me, un anno fa oramai e che con molta probabilità è mutata, non do per scontato non fosse reale all'epoca, ma ad oggi... Oggi non è praticamente possibile che sia la medesima, ma è giusto cosi, è coerente con quello che non c'è mai stato in fin dei conti. Eppure dovrei smetterla io di essere coerente, andare veramente avanti e non fingere solamente. Fosse facile, ma non lo è, non che qualcuno mi abbia detto il contrario, nessuno ha mai affermato lo fosse, facile, intendo, eppure, se solo fosse più facile, se solo non ci fosse la nebbia e l'umidità a farmi preoccupare per i suoi mal di testa, se solo non ci fosse un evento catastrofico come quello capitato a Parigi, non penserei a chi vorrei al mio fianco se fossero gli ultimi attimi della mia vita. E poi... Poi penso a una cosa letta qualche tempo fa, questa qui:

"Nessuno parla più di te; sembra essere arrivato quel momento in cui tutti pensano che non valga più la pena affrontare l’argomento con me. Nessuno mi chiede più “l’hai sentito?” o “l’hai più visto?” perché tutti danno per scontato che non sia così e forse è meglio, perché forse sarebbe imbarazzante dimostrare a tutti che a volte ti amo ancora. A volte, dico, solo a volte. Però mi dispiace, anche se mi piace la sensazione che si prova a essere obbligata a non pronunciare il tuo nome. Mi dispiace che il mondo abbia deciso che non sia più il mio momento di piangere per te. Io di lacrime da sprecare ne avevo ancora un po’ e di parole da dedicarti ne avevo ancora parecchie, non tutte gentili, certo, ma tutte per te.Susanna Casciani

In effetti più nessuno mi chiede di lui da un po' di tempo oramai, danno tutti per scontato che mi sia passata ed io non faccio nulla per far comprendere che tanto passata non lo sia, far preoccupare gli altri non è nella mia indole, penso sempre più agli altri di quanto possa pensare prima a me stessa, sono fatta cosi e non penso che alla ma età si possa più cambiare, eppure ieri notte l'ho tirato fuori, ne ho parlato. Le parole si sono confuse come i concetti, ma alla base sempre amore e giustificazioni. Dubbi e perplessità. Caos totale di parole ed emozioni. Un po' come quando mi hanno chiesto quante lune devono passare ancora prima di potermi definire libera. Sono tredici, ma è un palliativo anche quello, me la sto raccontando per darmi la forza sufficiente a vivere come meglio posso. Di lune ne saranno passate nove prossimamente saranno dieci, la mia data di scadenza coincide con l'anno. Un anno intero di speranza, un anno intero di attesa. Un anno di bugie, un anno di nulla, un anno di dolore, ma ne parlerò allo scadere di quel giorno, ora sarebbe tutto molto buttato li alla rinfusa. Silente la speranza di non arrivarci a quell'anno. Muta, ma non troppo, la speranza che Ulisse torni da Penelope, ma si sa, la vita vera è diversa da quello che si legge nei libri. Esco. Non ho più voglia di stare qui. Le parole e i pensieri sono troppo aggrovigliati. Non li so più gestire.

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