venerdì 6 novembre 2015

Una sciarpa arancione e una domanda costante.

Soulmate (anima gemella)
Significato: Una persona con la quale hai un’immediata connessione nel momento in cui la incontri – un’esperienza mai vissuta prima. Mentre questa connessione cresce nel tempo, provi un amore così profondo, forte e complesso, che inizi a dubitare di aver mai amato veramente qualcuno prima di questa persona. La tua soulmate ti capisce e si connette con te in ogni modo su ogni livello, il che ti porta un senso di pace, di calma e di felicità quando siete insieme. E quando non lo siete, ti rendi conto di più delle difficoltà della vita, di come legare con quella persona sia la cosa più significativa e soddisfacente che ti sia successa. Sei anche più consapevole della bellezza della vita, perché ti è stato fatto un dono e ne sarai sempre riconoscente.
(tratto dal web)

Cosa succede se la tua Soulmate viene meno? Quando la tua Soulmate non sente quello che senti tu? Cosa succede se perdi quello stato di pace e di grazia divina? Muori, sì, muori dentro, ti rinsecchisci come una prugna lasciata a marcire nel cestino e non desiderata, quindi mangiata, da nessuno. Muore qualcosa dentro, ti ritrovi arida, secca, priva di emozioni, accogli qualunque cosa, ma in realtà le scosse che puoi percepire non sono che un flebile ritorno, una eco senza senso, talmente inutili da essere irrimediabilmente accantonabili. Eppure persisti, non ricerchi più quelle stesse emozioni perdute, non sei cosi folle da desiderare qualcosa che sai sin troppo bene non sarà mai più com'era, non con chi ti ha creato quel senso di pace e ti donava calma assoluta semplicemente respirandoci assieme in assoluto silenzio. No, non lo ritroverai mai, forse, e sottolineo il forse, se sarai fortunata lo troverai di nuovo ma in una forma diversa, però persisti, non ti precludi nulla, nemmeno il più piccolo barlume di speranza, sì proprio speranza. Tu, tu che hai dichiarato più volte che hai abbandonato alle tue spalle la speranza eccoti li a sperare tuo malgrado e farti pensare come in un mantra senza fine: "Dove sei? Dove sei? Dove sei?".
Ma non ti è dato conoscere la risposta a quella domanda, non hai il dono della veggenza, non prevedi il futuro, non fai sogni che ti palesano quel che sarà e vai avanti lasciando che il condizionale sia la forma verbale più adatta alla tua vita. E partono quindi le filippiche date dai "Vedremo", "Se sarà", "Se succederà", "Lo scopriremo". Certo, ma poi in realtà non ci credi nemmeno troppo, puntualmente ritorni a fare paragoni dopo nove fottuti mesi quel "Dove sei?" ha un soggetto sottinteso ai più ma non a te, tu sai a chi vorresti urlarlo, tu sai a chi è rivolto, chi è il destinatario. Tu sai ma fingi. Menti anche a te stessa per farti forza. E poi? Poi crolli come un castello di carte instabile. Crolli su una canzone, crolli su una parola letta, crolli su un paio di ciabattine antiscivolo trovate nella scarpiera, crolli per colpa di una sciarpa arancione trovata nell'armadio ben imbustata perché non si sa mai che si vada a rovinare. Ed eccola li l'emozione, ecco le lacrime affiorare, hai tolto di nuovo la crosticina dalla ferita con le unghie, lasci che il sangue scorra nuovamente vivo, brucia, ma quanto sei stata peggio senza quel dolore oramai famigliare?

Song di sottofondo: Mi manchi di Mina

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