giovedì 26 novembre 2015

Non essere nulla di più di niente

C'è chi diventa mamma per la prima, seconda o infinita volta e poi ci sono io che mi ritrovo a giocare con le bambole, però badate bene, ci gioco in ambito fotografico, da bambina non mi sono mai interessate troppo, non che ad oggi ne sia attratta particolarmente, ma ci sono quelle ispirazioni del momento che vanno seguite e mi ritrovo a giocare con bambole e luci e pose manco fossero mini modelle, eppure mi hanno già un po' annoiato, sarà che lo stimolo se ne è andato a farsi un giro, sarà che ho bisogno di vagare quanto più possibile con la mente, perché se mi fermo mi ammazzo di pensieri e sinceramente ho smesso di pensare, preferisco zittire ogni barlume di pensiero prima ancora che l'avvisaglia alzi la bandierina dell'allerta pericolo. D'altra parte lo stimolo del mutamento deve essere un po' abbandonato, vuoi per il tempo inclemente, vuoi per pigrizia, vuoi perché da amante dell'inverno mi sono ritrovata a divenire orso e il letargo lo prediligo di gran lunga al batter forte i denti per il gelo di queste serate. Un po' di sano letargo tuttavia non credo mi possa nuocere, certo nel letargo non resto immobile, mi mantengo attiva allenandomi, lavorando, badando ai miei piccoli nanetti adolescenti e al loro voler emulare prematuramente i grandi con tutte le conseguenze che ne comportano, come oggi che, il mio nuovo allievo, detto Gianni Morandi piccino (è uguale uguale) ha fumato una sigaretta e si è sentito male, ha vomitato pure l'anima poverino ed io li a dirgli che sarà la prima di una di quelle vomitate che si ricorderà a vita. Ricordo la mia ultima, coincide con l'ultima volta che mi sono ubriacata di brutto, ma proprio brutto brutto, parevo la tipa dell'esorcista, ma cribbio, ad oggi, dico che ne è valsa proprio la pena. Errare humanum est. Si dice cosi vero? Ben vengano gli errori, di qualunque tipo essi siano, perché solo sbagliando si impara realmente, un po' come il mio far sbagliare di proposito gli allievi con le equazioni, le proporzioni o qualunque argomento matematico, perché sarebbe troppo facile indicare loro l'errore, ma sono loro che devono comprendere dove sbagliano e correggere la volta dopo, una volta compreso l'errore stupido o grave e chissene se ci mettono due ore su una espressione, alla fine sapranno farle ad occhi chiusi (quelli mentali gli occhietti). Un metodo probabilmente criticabile, ma è il mio metodo e sino ad ora nessuno in questi diciotto anni è mai stato bocciato o rimandato in qualche materia, anzi sono giunti alla fine delle superiori senza troppa fatica. E fermo per iscritto questa giornata passata a consolare un piccolo ometto alla sua prima asfaltata senza ritegno, dove il mio cane si sentiva un piccolo infermierino preoccupato ma più ingombrante di un elefante. Ora mi rilasso. Mi fermo. Smetto di mantenere i blocchi attivi e mi lascio andare nell'oblio del ricordo dell'ultima volta in cui con piacere ho assistito chi stava male, nonostante per la persona non fossi nulla di più di niente.

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