lunedì 26 ottobre 2015

Finestra sul passato

                                                                                        (Foto di mia proprietà)

Vogliamo che la persona che amiamo ci dica d’essersi innamorata di noi perché un giorno, senza neanche pensarci, l’abbiamo toccata in un punto in cui non sapeva di essere sensibile, come certe carezze che arrivano molto in fondo per conto loro. «Ti amo perché ti gratti il polso in quel modo tutto tuo», questo per esempio vorremmo sentire, piuttosto che: «Ti amo perché sei generoso e affidabile».
C’innamoriamo di minuzie, di riflessi in cui vediamo l’altra persona come pensiamo che nessuno l’abbia mai vista e mai la potrà vedere, e custodiamo questi attimi di unicità in forma d’immagine, anche se negli anni sbiadisce; ma è a quell’immagine che chiediamo aiuto quando il nostro sentimento vacilla e dubitiamo di amare, allora la richiamiamo, e ci basta (quando ancora l’immagine è viva) ritrovare quel modo di bere a canna, tenendo la bottiglia distante dalle labbra, perché l’amore torni a insinuarsi e si riaccenda, rimettendo a posto le cose, disponendole intorno a noi nell’ordine rassicurante in cui ci siamo abituati a vivere, e ci lasci dove siamo, reprimendo di schianto i progetti di fuga a cui avevamo già cominciato a lavorare.
Diego De Silva, Mancarsi

Mi sono innamorata di un sorriso celato, di una rotara peggiore della mia, mi sono innamorata di un pizzetto scuro (proprio io che detesto i baffi e il pizzetto rispetto ad una folta barba), mi sono innamorata di occhi profondi che raccontavano tutto, ma che non ho mai visto realmente, mi sono innamorata di quella mano sulla fronte, di quelle rughette pensierose, mi sono innamorata dei mal di testa, dei "no" continui, della frustrazione, del non amore, degli abbracci asfissianti mentre dormivo, mi sono innamorata delle storie che mi si raccontavano, anche quando le avevo già udite, mi sono innamorata della premura di un pacco di biscotti comprato per me, mi sono innamorata di lenzuola scombinate, di una poltrona che ha impressa una forma a me oramai sconosciuta. Mi sono innamorata di piccole minuzie e dettagli che resteranno, nonostante il passare del tempo, impressi a fuoco nella memoria, piccoli fermo immagine recuperabili da finestre chiuse, ma che, di tanto in tanto apro per poter far prendere aria all'ambiente. Eppure nel mio caso specifico, richiamare alla memoria tutto ciò non serve a ritrovare quell'amore perduto, tutt'al più dovrei sbarrare le finestra abbandonarle, lasciare che le ragnatele e la muffa prendano il sopravvento, dovrei dimenticare, cancellare, ottenebrare quello che amo e che mi ha fatto innamorare, perché non ho altra alternativa se non quella di andare avanti. Incespicando, inciampando, cadendo e finendo con un ruzzolone per terra. Ma d'altra parte non sono io che gestisco il centro della memoria, mi si attiva da solo, le finestrelle basta un alito di vento più forte ed eccole li a sbattacchiare senza sosta. I ricordi ritornano. Scardinano le cicatrici, sanguina la ferita, ma si rimargina presto, almeno quello devo ammetterlo e tornano i progetti di fuga a cui, di volta in volta, torno ad elaborare per potermene tirare fuori, più o meno, illesa.

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