martedì 21 luglio 2015

Lettera n°70

Hai talmente idealizzato l'amore che adesso ti ritrovi a non riuscire più a scorgerne ogni sua sfumatura, ti paralizzi perché reputi quel po' che senti come un nulla in confronto a quello che vorresti o pensi di dover sentire. Non sono capace di quantificare il numero di volte che ti ho detto verbalmente o scritto questa mia opinione, ma oggi ci stavo ripensando prima di cadere nell'oblio acuto del sonno creato da un mix tra tristezza e caldo insopportabile. Mi sto trattenendo dal cercarti, non ne ho alcun diritto, e il semplice sentirne la voglia non è sufficiente, principalmente per me. Vorrei che fossi tu a cercarmi, ma so che non accadrà prossimamente, non dico mai, perché dire mai non ha poi troppo senso, tra te e me c'è un unico mai concreto ed è più che sufficiente a mantenermi, delle volte, coi piedi per terra. Però nell'oblio del sonno ultimamente ti ritrovo. Sei li, mi sorridi e sei bello da mozzare il fiato. Poi mi sveglio e torna a farmi compagnia la frustrazione pura e nuda. Dovrei andare avanti e credimi, ci sto provando, non sempre lo ammetto, ma ci provo quando sento di riuscire a sopportarne il peso. Delle volte invece mi lascio andare totalmente e mi ritrovo disarmata e dolorante, quasi febbricitante immaginaria. Ma il dolore dell'animo non lo si può descrivere facilmente, indi per cui concedimi la licenza poetica della sintomatologia delle malattie più comuni e concrete. Tu stai andando avanti lo so, ne sono certa e fai bene, era quello lo scopo, resta sempre lo scopo ultimo di questo distacco, di questo silenzio, di questa assenza: la tua felicità. Alla mia ci penserò quando sarà il momento, quando riuscirò a non pensarti cosi intensamente da percepire lo stomaco chiudersi e gli occhi velarsi senza sosta. 
Ho una voglia assurda di vederti, nonostante il mio, quasi certo, sentirmi un po' a disagio, contratta e rigida o ansiosa tanto da torturare qualunque oggetto detenga nelle mie mani. Ho voglia di tenere il tuo viso tra le mie piccole mani, accarezzarti le guance con la barba ispida e riempirti di baci. Voglie malsane, ne sono consapevole, ma che ci posso fare se ci sono? 
Scappare non avrebbe senso, ti porterei ovunque anche aldilà dell'Italia tu saresti con me. Se mi gettassi tra le braccia del primo che capita so già per esperienza che anche li, tu ci saresti, ecco devo partire da li, partire dallo smettere di tenerti qui (apro le braccia per farti capire che qui sarebbe ovunque e mi indico la testa perché da li inizia tutto, da li sei entrato senza fretta dieci mesi fa o giù di li). 
Spero che questo caldo sia di tuo gradimento, avrei voluto viverti anche in questa stagione, ma cosi non è stato e cosi non sarà. 

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