giovedì 11 giugno 2015

"Come stai?"

«La domanda più indiscreta, più insolente, più insoffribile, e la più comune anche, la più poliglotta, la più persecutoria, al telefono e faccia a faccia, la domanda che mette alla tortura chi ama la verità perché la si formula per avere in risposta una miserabilissima bugia è COME STAI? »
"La fragilità del pensare" di Guido Ceronetti

Penso che non tutti pongano questa domanda per ricevere una bugia in risposta. Taluni, pochi in realtà, magari ci sperano in un "Sto bene" oppure nell'ammissione di un dolore di cui conoscono già l'esistenza. Personalmente da un po' di mesi a questa parte quando mi pongono questa domanda, mi ritrovo a rispondere nei modi più vaghi concessi dalla lingua italiana, cerco scappatoie o evito la domanda portando l'argomentazione a sfiorare altri temi che vadano ad escludere me come centro di interesse. Come sto io è irrilevante, lo so io e lo sanno quei pochi, pochissimi, che mi conoscono, si mente per non fare del male a chi ci vuole bene, si finge senza ritegno perché è sempre stato cosi e sempre lo sarà. Eppure un "Come stai?" io vorrei porlo a qualcuno e vorrei che mi si rispondesse in tutta sincerità "Sto bene!", senza menzogne o finzioni, solo un benessere vero. Una sorta di conquista a tutto quello che ha comportato quella domanda, il distacco, il silenzio, la freddezza, i muri, il filo spinato e quelle mine anti uomo posizionate strategicamente assieme ad un rilevatore di intrusi. Chiusura necessaria e persistente tanto quanto quella domanda che da troppo invade la mente. Prima o poi avrò il coraggio di porla, prima o poi ne avrò le forze, prima o poi la paura del dolore mi lascerà vivere serenamente o dignitosamente, ma adesso no, prima o poi...

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