domenica 14 giugno 2015

Vivo arrancando e inciampando, ma vivo.

Per un periodo della mia vita non ho fatto altro che pensare a lui, a lui che si addormentava con un’altra, a lui che la faceva ridere, godere; a lui che aveva sempre qualcosa di interessante da dire così diverso da me che invece non ho argomenti. Per un periodo della mia vita piuttosto lungo (tanto che ad un certo punto più che un periodo mi sembrava la mia vita) non facevo che pensare a come sarebbe stato toccarlo di nuovo dopo tanti mesi, non facevo che pensare a come sarebbe stato chiamarlo e chiedergli di vederci per un caffè. Io odio i caffè, ma per sentirmi ancora come mi sentivo quando mi guardava ne avrei presi parecchi, e me li sarei fatti anche piacere. Per un periodo della mia vita non facevo che piangere ed è stato assurdo perché io piango raramente, soprattutto non sono il tipo che piange per amore. Ma per lui ho pianto tanto: la mattina appena sveglia, prima di entrare a lavoro, in pausa pranzo, prima di cena, dopo cena, prima di dormire. Piangevo tantissimo e le persone non mi chiedevano nemmeno più niente, perché altrimenti ricominciavo a piangere. E’ stato un periodo di quelli che ti fanno credere di non avere abbastanza forza per reagire, di quelli che ti fanno dire agli amici “non ce la faccio”, di quelli che ti fanno pensare che sarebbe bello se la notte e il vino non finissero mai; di quelli che o diventi una dura o crolli. Io stavo per crollare, ne sono quasi sicura, poi un giorno mi sono cambiati i pensieri. No, non ho smesso di pensare a lui. Non ho mai smesso, perché lui è lui e anche se non mi ha mai amato io l’ho amato tanto e non sono il tipo che sta attenta a certi dettagli come l’essere ricambiati o meno: per me il nostro è stato un grande amore.
Un giorno mi sono cambiati i pensieri. C’era un sole che emanava il giusto calore, era quasi come trovarsi in un abbraccio, e c’erano pochi fiori qua e là. Mancavano due ore al momento in cui sarei uscita da lavoro e dopo (l’avevo programmato mentalmente fin dalla mattina) sarei andata a fare una passeggiata nel parco che c’è vicino casa mia. Quel giorno in cui mi sono cambiati i pensieri ero euforica, perché invece di ripetermi “senza di lui non sarà lo stesso” quel giorno mi rimbombava in testa questo: “tra poco farò una passeggiata, amore o non amore, con lui o senza di lui”.
E la feci, eccome se la feci. Tornai a casa alle nove e da quella sera in poi ogni cosa che ho fatto l’ho fatta “amore o non amore”, perché chi non ha l’amore ma ama vive in una sorta di torpore che gli fa smettere di fare le cose. Prima di quel giorno io non facevo più niente. Non mi compravo un vestito da secoli, non mi truccavo da mesi, non leggevo più, non ascoltavo più la musica, non mi spazzolavo i capelli e quando dovevo fare la doccia soffrivo, perché sotto la doccia mi veniva da piangere. A darmi lo smalto mi veniva da piangere. A preparare una torta mi veniva da piangere. Ci ho messo tanto tempo, ma alla fine l’ho capito: l’unica cosa da fare quando qualcuno non ci ama è fare delle cose. Le stesse cose che abbiamo sempre fatto, le stesse identiche cose, perché amore o non amore domani potrebbe essere una bella giornata.
Basta viverla.
Susanna Casciani.


Personalmente sono ancora nel mio personale limbo emotivo, compio automaticamente ogni gesto che facevo anche prima, lo ammetto mesi fa mi risultava difficile fare qualunque cosa, perché piangevo e piangevo e piangevo anche io senza sosta. Portare il cane a spasso era doloroso, andare in palestra mi faceva male, leggere mi risultava difficile, ma comunque facevo tutto. Ho cucinato, lavorato, pulito, sistemato, mi sono tenuta in forma, ho mangiato anche se non avevo fame, mi sono messa lo smalto, lavato, asciugato e acconciato i capelli seguendo i miei soliti tempi, lo faccio ancora e continuerò a farlo, cosi come non potrò impedire alle lacrime di scendere se ne avranno voglia o se ascolto una canzone o se mi ritrovo a parlare di lui con un amico o un'amica. Non posso impedirmi di pensarlo costantemente o di amarlo. Non posso impedirmi, però di vivere. Ho ricominciato ad uscire, poco, ma comunque ho iniziato a farlo e se all'inizio scappavo e inventavo scuse assurde adesso resisto fino a fine serata, mi diverto anche in determinati frangenti, sorrido o rido a seconda del momento o di quello che ne ha scaturito l'essenza. Mi costringo a vivere step by step, senza darmi fretta, senza crearmi false aspettative. Oramai non mi aspetto più nulla da niente e da nessuno. Ho baciato, accarezzato e sonnacchiato esausta dopo una lunga giornata e una lunga chiacchierata tra altre braccia. Ho mangiato uno yogo e ho imboccato un amico col mio stesso cucchiaino, e chi credeva che potesse accadere? Ma vivere è anche quello, condividere con gli amici o con chi ci sta affianco in un determinato momento le piccole cose, che sia una carezza, una lacrima, una parola, un silenzio, uno yogo o qualunque altra cosa, va bene. Sto semplicemente vivendo, inciampo ancora, continuerò a farlo. Amerò ancora non amando, ma va bene cosi, perché sono cosi, io sono cosi e non posso cambiare chi sono o cosa sento o non sento. Vivo, sbagliando oppure no, ma comunque vivo. Non sto bene, sia chiaro, per il 90% del tempo sto letteralmente di merda, ma va bene cosi, c'è quel 10% che mi fa sperare che potrebbe arrivare quella scossa da shock acuto che mi faccia ridestare del tutto.

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