mercoledì 17 dicembre 2014

Lettera n°27

«Il mio corpo non può comprendere. 
Ha bisogno di te quanto me.
Il mio corpo ha bisogno di te, 
spesso mi hai quasi guarita. 
La mia notte si scava fino a non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, più acuto, privo della sostanza materiale. 
La mia notte mi brucia d’amore».
Lettera di Frida Kahlo a Diego Rivera, 12 settembre 1939. Mai spedita.


E come Frida ieri notte avevo bisogno di te, ma mi tocca accettare il tuo volere nonostante vada a scontrarsi con il mio. La tua razionalità in determinati momenti è estenuante, ma d'altronde, non posso che darti ragione, dovrò rinunciare al condividere con te una parte importante perché ne sei atterrito, non tanto della cosa in se quanto dell'eventuale conseguenza che ne potrebbe scaturire e per quanto muoia di volta in volta per lo spasmodico desiderio di sentirti momentaneamente mio, di sentirmi un tutt'uno con te, non posso fare altro che acconsentire e accettare, passeranno giorni, settimane, visto le feste di mezzo, ma va bene, non è che abbia poi molte alternative, sei un testone, se ti metti in testa qualcosa dubito che qualcuno compreso il Padre eterno possa farti cambiare idea, quindi figuriamoci se posso riuscirci io. Ti vengo incontro. Per te, per me, per noi. Rinuncio. 
Evitiamo. Stiamo (io di sicuro) male un pochino per quello di cui ci stiamo privando al momento, e godiamoci quello che abbiamo con la consapevolezza che poi, magari, sarà migliore e speciale (anche se personalmente è sempre speciale).
Non ti stressare o scazzare troppo.

Tua.

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