giovedì 23 aprile 2015

Lettera a mia nonna.

Ischemia intestinale.
Questa la causa. Questa la sentenza. Questa la spada di Damocle sulla tua testa. Non vogliono dirtelo, nessuno vuole darti quest'ulteriore peso da sopportare. Piango nonna, sto piangendo perché so cosa comporta alla tua età sapere che non puoi essere operata, basterebbe un semplice intervento di routine per poter vivere un po' di più. Basterebbe se tu non avessi 85 anni, ma purtroppo l'età della saggezza non aiuta, non in questo caso, e la scienza lo sai, va avanti troppo lentamente. Come me anche tu hai dovuto sopportare il peso del Diabete, da te l'ho ereditato, e so perfettamente cosa hai dovuto sopportare, anzi per te è stato peggio. Tu eri madre, avevi anche altri problemi ben più gravi di quelli che affliggono me alla tua età. Dovevi badare alla tua famiglia, lavorare, cucinare e non potevi permetterti di perire sotto la batosta della scoperta della malattia. A testa alta sei andata avanti. Hai lottato nonna, e adesso? Adesso ti stai lasciando andare. Adesso non ce la fai più, lo capisco ma non lo accetto nonna. Non riesco ad accettarlo. Non voglio accettarlo. Tu sei una combattente, me lo hai insegnato tu a combattere, a trattenere le lacrime davanti ad un dolore forte o a liberarle come un fiume in piena quando l'anima rischia di annegarvi. Non so se sia giusto o meno tacerti la sentenza. Io te lo direi, credo sia giusto darti la possibilità di lottare ancora una volta, nonostante il dolore emotivo e fisico che questa maledetta necrosi allo stomaco ti sta creando. So che una parte di te probabilmente accetterebbe la sentenza, quella signora in nero con la falce pronta a prendere la tua mano rugosa per condurti tra le braccia dell'unico uomo che hai amato e ancora ami come il primo giorno che l'hai conosciuto. Lo so che ti manca il nonno, ma egoisticamente vorrei che tu stessi ancora un po' qui vicino a noi. Lo so che non mi vedrai laurearmi, perché probabilmente non mi laurerò mai. Non mi vedrai sposata, perché non ho intenzione di farlo e soprattutto perché gli uomini come il nonno si sono estinti. Non mi vedrai mai divenire madre e non potrai cingere tra le tue braccia forti quel nipotino che tratteresti come un figlio, un po' come fai con K, che quando lo vedi gli dai sempre un po' di formaggio o di pane, perché anche se è un cane sai che per me è come se fosse il mio bambino.
Devi lottare nonna, non voglio perdere anche te. Non adesso te ne prego. Resisti ancora un po'.
Ti voglio bene nonna, te lo scrivo qui dove non lo leggerai mai, io che non sono capace di dirtelo a voce, ma che con i miei baci e i miei abbracci te lo dimostro come meglio posso.
Lotta nonna. 
DEVI lottare!

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