martedì 21 aprile 2015

Lettera n°64

Delle volte lascio che la ragione prenda il sopravvento, mi concedo brevi attimi di pausa in cui ti allontano con la stessa facilità con cui in estate scaccio via una zanzara pronta a banchettare col mio sangue che tanto gradiscono, chissà perché poi... Il problema nasce una volta terminato quel piccolo momento, quel lasso di tempo così ridicolo che vorrei trattenere e prolungare all'infinito cosi da non dover più sopportare il dolore che sento dentro. Quell'assenza, quella mancanza, chiamalo come ti pare, io un nome ce l'avrei pure in mente, ma risulterei insopportabilmente ripetitiva e tra l'altro lungi da me scriverlo più di quanto non lo abbia fatto, pronunciato e urlato in tutti questi mesi.
Non sono più finita in una Chiesa, dubito che quell'atto folle e sconsiderevole, compiuto più per disperazione che per un reale credo abbia potuto intercedere sul nostro riprovarci la seconda volta. Cosi come dubito fortemente che tu possa farti vivo con una qualsivoglia scusa o istintiva emozione o ragione che ti possa condurre nuovamente qui, nella mia vita. Chi non ha avuto il coraggio di prendere una decisione, per dolorosa che potesse essere e, quindi, troncare, nell'attimo stesso in cui ha compreso di non sentire nulla, dubito che possa avere il coraggio di spingersi a ricercare chi ha, involontariamente o volontariamente, fatto (e fa) stare male
So da me che passerà, mi racconto e mi raccontano costantemente che il tempo sana le ferite. Lo sai di ferite ne so molto, mi faccio male con una frequenza assurda, anche adesso ho una ferita sulla nocca, tutto per recuperare un giochino di K. che aveva infilato sotto un mobile, un gesto maldestro ed ecco le nocche della destra deturpate come se avessi disputato un incontro di pugilato con un mobile di legno massello. Ha vinto lui, ma alla fine il giochino l'ho recuperato per la gioia di K. , e tanto basta a sopportare il dolore e il bruciore. Le ferite sanguinolente  si richiudono in un paio di giorni, le ferite dell'anima, invece ci mettono un po' più di tempo, ma prima o poi si cicatrizzano. Certo come con la tua cervicale basta un po' di umidità ed ecco che il dolore torna ad essere presente, ma è un dolore sopportabile, riconducibile a una poetica malinconia che comunque ha un che di positivo. 
Come stai? Hai conosciuto qualcuna interessante? Qualche sguardo ti ha condotto al tuo Luz? Te lo auguro, nonostante tutto vorrei saperti felice, libero dai demoni che ho avuto l'impressione di aver risvegliato pur non avendone alcuna intenzione consapevole. E' capitato, magari la causa non è riconducibile nemmeno a me, ma un po' colpevole mi sento. Ho prestato per un po' troppa attenzione al mio dolore per comprendere il tuo, poi è toccato a te badare più al tuo e non considerare me, ma ci sta, nel momento stesso in cui non si sente nulla di più di un blando affetto ci sta pensare più a se stessi, non posso incolparti, non di questo. 
Mi sono persa. Tanto per cambiare. Volevo scriverti e scrivere come memo per me che non tornerai ad essere presente nella mia vita in alcun ruolo esistente al Mondo. Che senso avrebbe? Non lo so, a me farebbe piacere, almeno credo, sai cosa mi spinge a non saper abbandonare chi amo o chi voglio veramente bene, ma nonostante questo provo ancora a mettermi nei tuoi panni e no non ti sto giustificando, non lo faccio più, semplicemente vesto la tua essenza e la vivo per comprendere meglio la situazione. C'è sempre un po' di me, la totale estraniazione non fa per me, un po' di me c'è sempre in ogni dove, in ogni parola, in ogni immagine, in ogni emozione, ma cerco di eliminare il di più, quell'eccesso che potrebbe annebbiarmi la vista. Mi dico che vederti li non deve farmi male, in fin dei conti che sia un passatempo o una ricerca atta alla felicità, ben venga, è quello che desidero per te, che tu sia felice. Che tu sia amato e che tu riesca ad amare di quell'amore di cui hai tanto il desiderio. Incrocio le dita affinché tu non incorra in stronze senza cuore o in psicopatiche o fake (li sopra ce ne sono a bizzeffe), ma so che sei maturo abbastanza da saperti difendere e riconoscere una stronza già dal primo messaggio che vi scambierete. 
Sii istintivo, se vuoi rientrare nella mia vita, la chiave ce l'hai, usala o gettala a te la scelta. Io resto qui, nonostante tutto, resto qui. Non so cosa succederà nel futuro prossimo, ma per ora sono qui, con i miei Demoni, le lacrime, le parole che non sembrano avere più fine, con quell'amore che rimane perché non sono ancora capace di lasciarti andare via veramente. 
Posso aver pronunciato la parola fine, ma in fin dei conti dentro non l'ho ancora urlata.

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