mercoledì 15 aprile 2015

Lettera n°61

Mi dico che prima o poi smetterò di pensarti, smetterò di scriverti, smetterò di parlare ancora di te, di metterti in mezzo per ogni cosa, di usarti come metro di paragone. Mi dico che prima o poi verrò amata e amerò di nuovo, magari in maniera condivisa, senza alcun senso unico, senza la sofferenza che quell'amore non corrisposto porta dentro, ma mi dico anche che il momento non è giunto. Conto ancora i giorni in cui quello che credevo fosse un "noi" è divenuto un "io" e un "tu", i giorni i cui siamo tornati ad essere due estranei che nemmeno si cercano. Io ti cerco lo sai, sapere che ci sei, anche il vederti lì, per quanto male mi possa fare saperti già alla ricerca, come ho già scritto abbondantemente nell'ultima mail, comunque mi porta a cercarti, il saperti li per un piccolissimo lasso di tempo mi porta a saperti vivo, solo, e lo ammetto mi illudo pure che tu possa pensarmi, possa scrivere di me, pur non inviandomi nulla. Aspetto ancora quello che hai scritto prima che la parola "fine" aleggiasse sulle nostre teste come una spada di Damocle dalla quale non vi è più alcuno scampo. Aspetto parole che la razionalità mi suggerisce costantemente che non giungeranno mai. Mi aspetto un messaggio vocale, un ripensamento, un "mi manchi" sincero o un "ti penso", illusione pura è quando mi aspetto un "ti voglio bene" sincero veramente, perché se vuoi bene ad una persona non sparisci del tutto, ci sei comunque, e lo so che non posso sapere se leggi o meno, se ci sei in qualche modo, ma faccio fatica a crederlo. Mi conosci, necessito di concretezza, di fatti, oggi soprattutto delle belle parole non so più che farmene. Sai anche che prima di innamorarmi di te come persona, ho amato quello che mi scrivevi, mi hai scosso l'anima sopita e da tempo disillusa. Hai scosso dentro quello "tsunami" che poi ne è scaturito. E ora? Silenzio. Assenza. Dolore. Anafettività. Mancato rispetto. Menefreghismo. Non voglio farti sentire una merda, lungi da me incolparti o volere il tuo male. Prendilo come un fottuto sfogo e nulla di più. Sono solo parole che celano le emozioni che ancora tornano a prendere il sopravvento alternandosi al nulla più assoluto. Mi manchi, ti amo ancora. Ti penso. Ti sogno. Ti voglio. Mi fai male, ma mi fai anche bene. Dualismi. Incoerenza. Chiamalo come ti pare. Dagli pure il mio nome a questo groviglio di sensazioni e a quella lacrima che solca le gote ancora adesso. Ogni volta che ti scrivo piango, sorrido se ricordo qualcosa di buffo, ma se scrivo, non posso fare a meno di lasciare che le lacrime scendano leggiadre e libere sul viso. Le parole e le lacrime sono divenute la valvola di sfogo del dolore della perdita. Del dolore di quell'essere vinta dinanzi ad una emozione che non è scaturita in chi ami perdutamente. In chi ti sei ritrovata e persa nuovamente. In chi affideresti la tua vita ancora e ancora nonostante la consapevolezza che non potrà mai amarti, ma mai dire mai, un giorno magari capirai oppure no, non lo so, come sai non prevedo il futuro e probabilmente nemmeno voglio sapere che fine farò. Non ha più alcun senso immaginare un futuro se chi mi ha fatto venire voglia di averne uno non potrà e vorrà farne parte. Spero tu stia bene e sia felice. Spero che tu riesca a trovare chi ti scuota da dentro come tu hai fatto con me. Spero sul serio che tu possa avere dalla vita tutto quello che desideri. Ripetitiva? probabilmente sì, ma ad un certo punto, non vivendoti le parole giungono quasi a termine o meglio sono i concetti che restano immutati, le parole cambiano, ma il succo del discorso resta, invariabilmente, sempre lo stesso.

P.S: per un paio di giorni ho creduto tu avessi letto l'ultima lettera che ti ho scritto qui sopra e di conseguenza avessi deciso di non loggarti più lì, mi sbagliavo... Ci sei ancora sempre tra i best user, sempre presente, nonostante ora ci sia un bel pallino rosso.
N.B: il tuo fake l'ho beccato. Non so cosa tu te ne faccia, sicuramente lo hai creato per goliardia (parola che usi spesso), mi fa sorridere immaginarti nell'impersonare una donna. Una donna sconosciuta che hai fotografato. La tua mano, la tua luce, il tuo sguardo fotografico li riconosco, conosco quella foto, me ne hai raccontato la storia. 

я тебя люблю (ya tebya lyublyu - ti amo)

Nessun commento:

Posta un commento