giovedì 14 maggio 2015

L'abitudine

«L’abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portar le catene, a subir ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto. L’abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza e quando scopriamo di averla addosso ogni fibra di noi s’è adeguata, ogni gesto s’è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci».
Oriana Fallaci


Per quanto la Fallaci sia una scrittrice che stimo particolarmente, questa volta, mi ritrovo a scuotere il capo vigorosamente mentre leggo questa citazione. Secondo me l'abitudine non ha sempre valenza negativa, anzi, ci sono dei momenti in cui l'abitudine diviene un ancora di salvezza, l'unica fonte di sicurezza e concretezza lì dove l'assoluto nulla  dato dall'insicurezza ci dona. L'abitudine ti può portare a seguire sempre la stessa strada per tornare a casa, e quel semplice percorso può essere variato quando si è pronti ad affrontare l'ignoto di una strada poco battuta. Così anche l'abitudine al dolore può portare al punto di rottura, ti fa giungere al giorno in cui esausta/o sbotti "Ora basta!" e quel dolore con il quale hai convissuto fino al giorno prima pare diradarsi nell'aria come il fumo di una sigaretta appena spenta. L'abitudine è necessaria se hai una malattia con la quale devi consapevolmente vivere ogni giorno, l'abitudine di mangiare determinate cose, di effettuare determinate azioni, in specifici contesti è paragonabile ad un salva vita. Ben venga, dunque, l'abitudine lì dove comporta una consapevolezza della sua presenza, perché non paraculiamoci, si è sempre consapevoli di star vivendo un qualcosa con la compagnia dell'abitudine, non siamo proprio per nulla inconsapevoli della sua presenza, anzi, lo sappiamo e spesso di crogioliamo in essa come se fosse la copertina di Linus che ci da quella sicurezza e protezione che, tutto il resto invece, ci priva. La medicina per sconfiggere l'abitudine malata e negativa esiste e risiede proprio nella presa di coscienza di essere noi stessi legati, come parassiti, a quell'abitudine che testardamente insistiamo a portarci dietro. Ennesimo strascico doloroso, in alcuni casi, confortevole in altri. Quindi no, per me non bisogna dare solo una valenza negativa all'abitudine. Abituarsi a qualcosa o qualcuno può fare bene se si è consapevoli di esserne totalmente pregni.

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