giovedì 14 maggio 2015

Solitudine utopica

«La conosci tu la solitudine?
Sì, quella dei poeti e degli impotenti.
La solitudine?
Quale solitudine?
Ma lo sai che non si è mai soli?
E che dovunque ci portiamo addosso
il peso del nostro passato e anche quello del nostro futuro?
Tutti quelli che abbiamo ucciso sono sempre con noi.
E fossero solo loro, poco male.
Ma ci sono anche quelli che abbiamo amato,
quelli che abbiamo amato e che ci hanno amato.
Il rimpianto,
il desiderio,
il disincanto e la dolcezza,
le puttane e la banda degli dei!
La solitudine risuona di denti che stridono,
chiasso, lamenti perduti…
se soltanto potessi godere la vera solitudine,
non questa mia solitudine infestata dai fantasmi, 
ma quella vera,
fatta di silenzio e
tremore d’alberi».
Albert Camus, “Caligola”

Si è mai soli? Non lo so, penso proprio di no. Citando una parte di questa poesia che adoro: "questa mia solitudine infestata dai fantasmi", per l'appunto, la nostra apparente solitudine non è altro che una menzogna, apparentemente siamo soli, ma non lo siamo mai veramente. I fantasmi, quali pensieri, ricordi o assenze presenti restano lì al nostro fianco o peggio ancora lì nella nostra testa e come martelli pneumatici pulsano violentemente sulle pareti del nostro cranio in un bum bum fastidiosamente continuo e inopportuno rendendoci meno soli di quanto un monaco buddista possa esserlo in piena meditazione. Non siamo mai soli, per quanto possiamo sentirci tali, non lo siamo mai realmente. Se anche spegnessimo i pensieri, i ricordi o mettessimo a tacere quei fantasmi, staremo sempre in compagnia di qualcuno dal quale non potremo mai staccarci veramente: noi stessi. 
Noi, la nostra presenza è quella più infida con la quale dobbiamo fare sempre i conti, siamo sempre li con noi stessi, sempre li pronti a puntare l'indice contro noi stessi. Labbra che si muovono e parole che prendono a vorticare senza sosta. La solitudine diviene, cosi, mera utopia allo stato puro. Si è mai soli dunque? E se un giorno dovessimo riuscire ad esserlo veramente, potremo sopravvivere a quel silenzio che ne comporterebbe? 

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