mercoledì 6 maggio 2015

Molecole attive seppur sopite

«Scrivere mi fa bene. Lo sento. 
Anche quando scrivo cose tristi, 
qualcosa in me si tranquillizza, 
sento di avere uno scopo».
Davis Grossman, “Che tu sia per me il coltello”


E nonostante i fumi del sonno incombente, mi ritrovo a desiderare la scrittura, quella libertà che comporta, quel senso di liberazione dall'oppressione delle parole che martellanti girovagano nella testa in pensieri sconclusionati o ben definiti. Pensavo. Ho pensato, parlato, mi sono confidata, mi sono aperta con una facilità disarmante con chi tra poco meno di un mese mi lascerà sola per andare a cercare un lavoro. Tornerà. Deve tornare la mia amichetta altrimenti la vado a prendere per capelli per riportarla qui. Abbiamo fatto comparazioni tra il ieri e l'oggi, il passato e il presente, sulle mancanze e l'interesse concreto. Differenze sostanziali a cui personalmente non do molta attenzione o importanza, sulle quali non mi aggrappo come probabilmente dovrei. Come una Penelope aspetto, ma a differenza sua, come direbbe un Mengoni: "io ti aspetto, ma nel frattempo vivo". Piangersi addosso non vale la pena, non ha senso, non ho più quindici anni, sono stata una stupida a rincorrere, implorare e pregare qualcuno a cui è cosi palese, poco importi di me. Vado avanti, mi lascio corteggiare, lo ammetto, da chi è presente come avrei voluto fosse presente chi è assente, mi lascio chiamare, implorare e desiderare da chi per quanto interessante al momento non riveste un ruolo importante, la mente va altrove, la mente mette blocchi, freni che hanno il nome, la voce, le mani, il sorriso e le sembianze di chi ha voluto non esserci. Mi vivo la cosa cosi come viene, senza pressioni, senza aspettative, con la consapevolezza di essere stata chiara sin da principio (io almeno non ho bisogno di mascherare, celare o nascondere la verità), sono già innamorata, ma comunque ho scelto di dare la possibilità a chi, con pazienza infinita e senza pressioni di alcun tipo mi asseconda e mi aspetta, vuole realmente vedermi, vivermi cosi come da un fantasma (ora) avrei voluto e desiderato. Non riesco a lasciarmi andare, non del tutto, ma non ho alcuna fretta, c'è qualcosa, lo percepisco sin troppo bene, sin troppo vivido e inopportuno è ancora attivo quel sentimento a senso unico, eppure vado avanti, sì vado avanti. A tentoni delle volte, lo ammetto, ma ci provo concretamente, sempre con la nuda e cruda verità ben messa su un bel piatto ornato. Non amo mentire, non amo prendere in giro nessuno. Lo ripeterò fino alla morte: io non faccio ad altri quello che hanno fatto a me. Sono decisamente meglio. So realmente rispettare le persone, soprattutto quando queste si aprono totalmente, quando empaticamente riesco a indossare i loro panni, veramente. 
Vado da Morfeo adesso. Il sonno mi reclama. Il riposo delle membra e dei neuroni, di quelle molecole iper attive pur sopite è giunto.

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