Rimase lì su quell'enorme letto sola, né la fame, la sete o un qualunque bisogno fisiologico la portò ad alzare le membra ormai rilassate e prive di qualunque sorta di tic nervoso.
Una bambola di pezza abbandonata su un dondolo di paglia l'osservava con lo sguardo corvino e i boccoli che dolcemente le ricoprivano la fronte... Una mano si allunga per accarezzarla, ma questa cade riversa a faccia in su sul freddo pavimento.
Nuda permane su quello sfondo nero... Lacrime calde ancora una volta scendono nefaste dai grandi occhi dalla forma cosi particolare e difficile da descrivere se non con il semplice aggettivo: stupendi...
Acquisendo forma fetale singhiozza e maledice Dio per averla fatta a sua immagine e somiglianza anche là dove peccato l'ha colta, e l'accusatore questa volta non c'entra nulla, l'accusatore è solo l'angelo più intelligente e bello che è andato contro il progetto di chi tutto sovrasta... Lei anima in pena nulla può fare contro l'accusatore se non rispettarlo come tale e incolpare quel Dio bastardo che l'ha resa fragile dinanzi alla sofferenza che le stringe il piccolo cuore, lo stesso che vorrebbe strapparsi con le unghie laccate di nero e darlo in pasto a un cane feroce... Lo stesso che tamburella veloce e che ancora le ricorda di essere viva.
Fulmineo gesto ne scaturisce a quella rivelazione… Vita non è mai stata oltremodo odiata. Corpo nudo dapprima steso trova la forza per tirarsi su. Un tagliacarte piccolo e lucente brilla sulla scrivania… Gambe incedono e mani si protendono verso esso.
Un colpo secco ai polsi, forza viene meno e membra vengono posate con dolcezza su quel drappo nero… Un lieve sorriso bagnato dalle lacrime che ancora scorrono sulle gote. E un ultimo singulto “Perdonami” prima che la dolce spossatezza della morte spenga per sempre luce irradiante di una vita ormai priva di significato.
Una bambola di pezza abbandonata su un dondolo di paglia l'osservava con lo sguardo corvino e i boccoli che dolcemente le ricoprivano la fronte... Una mano si allunga per accarezzarla, ma questa cade riversa a faccia in su sul freddo pavimento.
Nuda permane su quello sfondo nero... Lacrime calde ancora una volta scendono nefaste dai grandi occhi dalla forma cosi particolare e difficile da descrivere se non con il semplice aggettivo: stupendi...
Acquisendo forma fetale singhiozza e maledice Dio per averla fatta a sua immagine e somiglianza anche là dove peccato l'ha colta, e l'accusatore questa volta non c'entra nulla, l'accusatore è solo l'angelo più intelligente e bello che è andato contro il progetto di chi tutto sovrasta... Lei anima in pena nulla può fare contro l'accusatore se non rispettarlo come tale e incolpare quel Dio bastardo che l'ha resa fragile dinanzi alla sofferenza che le stringe il piccolo cuore, lo stesso che vorrebbe strapparsi con le unghie laccate di nero e darlo in pasto a un cane feroce... Lo stesso che tamburella veloce e che ancora le ricorda di essere viva.
Fulmineo gesto ne scaturisce a quella rivelazione… Vita non è mai stata oltremodo odiata. Corpo nudo dapprima steso trova la forza per tirarsi su. Un tagliacarte piccolo e lucente brilla sulla scrivania… Gambe incedono e mani si protendono verso esso.
Un colpo secco ai polsi, forza viene meno e membra vengono posate con dolcezza su quel drappo nero… Un lieve sorriso bagnato dalle lacrime che ancora scorrono sulle gote. E un ultimo singulto “Perdonami” prima che la dolce spossatezza della morte spenga per sempre luce irradiante di una vita ormai priva di significato.
Fine.
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