venerdì 13 marzo 2015

Analogie e illusioni

Cerco invano di contrastare il dolore che mi è preso in questo momento, cerco invano di non pensare, cerco invano di non scrivere, cerco di non piangere, ma gli occhi solo colmi e velati da lacrime che vogliono venire giù liberamente. Non è l'orario adatto, me lo ripeto, ma lo sconforto non ha alcuna intenzione di allentare la morsa in cui mi ha imprigionata. Cosa me lo ha scaturito? Assolutamente nulla di specifico. Non so se è il dover andare alla festa di compleanno di mia zia dove si spegneranno ben novanta candeline, non so se è perché devo mantenere in auge le maschere più a lungo del dovuto, non lo so proprio cos'è che me lo abbia fatto scaturire o forse lo so. Analogie e illusioni, sono loro la causa, anche se, andando a fondo poi la causa principale resto, principalmente, io. E non so come liberarmi dall'analogo, come dirgli che ho creduto fortemente che fosse chi non è, che fosse chi desidero in realtà. Erano solo analogie, somiglianze, eccessive, ma alla fine è lì, lo vedo sullo schermo, è reale e non è ciò che pensavo fosse. Non è chi credevo fosse. Delusa da me e dalla mia incapacità di abbandonare la speranza. Incapace di stare veramente bene più di cinque minuti al giorno, incapace di desiderarne un contatto, nonostante mi trattenga, poi, di farlo concretamente. E' difficile. Dio, quanto è difficile trattenere queste maledette lacrime e la voglia di scrivergli un semplice "Mi manchi da morire!", ma a che servirebbe? Io non manco, se gli fossi mancata mi avrebbe cercata e invece ho visto quel che non era in un altro. Parole, famiglia, correlazioni lavorative. In tutto e per tutto solo analogie e non frutto di un gioco perverso creato ad hoc solo ed esclusivamente dalla mia voglia di lui.

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