martedì 17 marzo 2015

Passanti e Colori

“È come avere un gran fuoco nella propria anima e nessuno viene mai a scaldarvisi, e i passanti non scorgono che un po’ di fumo, in alto, fuori del camino e poi se ne vanno per la loro strada.”
Vincent Van Gogh



Qualcuno pensavo avesse intravisto quel fuoco, volesse scaldarvisi, lo ha fatto probabilmente per i propri interessi, per un suo bisogno di sentirsi amato e per la falsa illusione di poter a sua volta amare, ma la realtà era che anche quel qualcuno non era altro che un passante, attratto come una gazza ladra da un qualcosa che luccica per poi deviare l'attenzione per mancato interesse. Se ne è andato per la sua strada come un passante qualunque dopo aver rivoluzionato l'interno della mia dimora. Raccolgo i cocci, d'un tratto mi appare tutto più vecchio e stantio. Nulla risplende di luce nuova. Anche quel fuoco pare prossimo al totale spegnimento. I colori tendono più al grigio e al nero, i bianchi sono esenti o privi di lucentezza. Le notti sono bianche e lunghe. Sonno perduto e grovigli di pensieri su cuori ferroviari colmi di intrecci indistricabili. Manovrabili solo elettricamente ed io non ho le chiavi per modificarne la posizione. Non ho quel potere, non mi è mai appartenuto. I passanti elogiano la casetta, ma ai complimenti non do più alcuna fede, quel passante mi ha portato a non fidarmi più di nulla. I complimenti, le parole, sono solo pagliuzze infuocate che al primo vento si spengono. Volano come cenere e si disperdono nell'etere della memoria. Inizio a sentire freddo. Le mani e i piedi sono gelidi e non vi è nessuno dalle gambe calde sotto cui riscaldarli. Il passante è andato oltre. Cerca sulla strada un'anima a lui affine, qualcosa che lo smuova dentro. Il passante è andato ed io sono rimasta.

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