lunedì 9 marzo 2015

Fotografia emotiva

"Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare"
Gaspard-Félix Tournachon

Ed attendo l'ora in cui uscirò per andare a perdermi tra braccia e gambe in movimento cosi da fermarne in foto il ricordo di emozioni altrui e che mai mi apparterranno. Evado momentaneamente fuggendo la solitudine totale per una solitudine emotiva. La misantropia viene accantonata quel tanto che basta per lasciare che la fotografa amatoriale insita in me venga fuori, annulli i pensieri che si ammassano senza sosta nelle ore serali e notturne cosi da lasciarmi respirare un pochino, solo un pochino. Polmoni che si riempiono di aria e rilasciano anidride carbonica. Immagino il freddo, le dita atrofizzate e le gote rosse. Sorrisi tirati e falsi oppure sorrisi sentiti verso chi mi ha invitato a promuovere la sua squadra, ci tornerò ancora e ancora, una serata non serve a molto, dovrò concentrarmi e consumare il tempo, cosi tanto abbondante in questo periodo, affinché possa tirar fuori scatti che possano essere veramente utili al reclutamento di nuove leve per uno sport duro e poco conosciuto in Italia. Mi allontano da lui che resta assente, ma al contempo presente. Lui che nonostante tutto so mi seguirà anche li in quel campo dall'erba sintetica, dall'odore di sudore e calzettoni. Dalle urla di allenatori indaffarati e dai grugniti maschili o femminili di chi si impegna nello sport che ha deciso di adottare. Immagino e mi creo aspettative, quelle non muoiono mai. Mi aspetto qualcosa che comunque non mi farà male, come può l'evasione provocare danno? Evado da me, o fingo di farlo per liberarmi un pochino, solo un pochino, per rimandare la morte ad orari più notturni, ad orari in cui poi potrò lasciarmi andare in pianti liberatori (ma nemmeno troppo), scrittura, musica e ricordi. Però ora preferisco prepararmi al meglio per quel che mi aspetta. Quei fari, quella luce che illumina a giorno tutto, la scelta dell'ottica adatta, l'altezza del cavalletto, cosa indossare per non percepire troppo il freddo pungente e non devo pensare ad un abbraccio che non riceverò, lui non ci sarà dietro le mie spalle, lui non mi bacerà più il collo, non mi morderà il sedere (sorrido al ricordo per quanto alla fine debba necessariamente ripetermi che per lui ero solo sesso) e non mi chiederà di stare semplicemente un po' calma e tranquilla, quasi immobile. Maledico i ricordi, almeno adesso, loro e il mio masochismo nel tirarli fuori come se fossero il coniglietto o la colomba nascosti dentro il cappello di un prestigiatore. Patetica. Sono solo patetica nell'aspettare che qualcosa muti, devo solo accettare, non solo razionalmente, ma anche emotivamente che ho perso quell'occasione, ho perso lui e tutto quello che poteva e non sarà mai. Torniamo alle foto. Distraiamoci dalla tristezza... Devo e vorrei cogliere quel che altri non vedono, espressioni sul volto che a me mancano da tempo o semplice impegno, sarà difficile, la prima volta è sempre difficile, ma come campo di esercitazione può solo essere un buon punto di partenza.

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