domenica 22 marzo 2015

Lettera n°54

Una domenica pesante e pensante. Una domenica devastante e deleteria. Una domenica dal tempo incerto e malinconico. Una domenica in cui si decide di uscire un paio di ore per un thè in compagnia di amiche che necessitano tanto quanto me un attimo di respiro. Finire sotto casa tua. Scorgere la luce accesa. Cacciare indietro le lacrime. Rimuovere il magone dallo stomaco. Evitare di scendere di corsa dall'auto per venire a citofonarti. Esortare la compagnia a scegliere un locale in pieno centro perché li in periferia chi vuoi che ci sia? So io cosa c'era. So io che ricordi e quanto dolore ripercorrere quella strada mi ha procurato. So io la difficoltà avuta nel fingermi distaccata, nel fingermi felice, contenta e allegra. So io che cosa comporta dover mascherare costantemente l'assenza, la mancanza di chi oramai è troppo spesso online da qualche parte. Troppo preso dalla ricerca di una nuova compagnia, consapevole o inconsapevole. Altro che perdita di tempo. La coerenza non è di casa. Rabbia e dolore. Bentornati, pensavo ve ne foste andati, vi foste indeboliti, ma oh quanto mi sbagliavo. Restare da soli non è facile, io per prima esco, ci provo, ma io devo dimenticare, tu... Tu cosa devi dimenticare? Non ami, non hai mai amato questa idiota che ancora ti scrive, ti ama e ti pensa. Sono solo un'idiota. Dovrei far entrare nella mia vita chi vuole esserci e non attendere, invano, il ritorno di chi, sin dal principio non voleva esserci. Auguri nella ricerca del tuo Luz. Ti auguro di essere felice. Per quanto mi riguarda eviterò quella strada. Sono stata forte una volta, ho dovuto, ma non so se ne sarei capace la prossima. Fa male. Fa troppo male. Ancora.


Se non attraversiamo il dolore della nostra propria solitudine, continueremo a cercarci in altre metà. Per vivere a due, prima, è necessario essere uno.
FERNANDO PESSOA

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