giovedì 12 marzo 2015

00.46 pensieri urlanti, ma afoni

Le coincidenze sono decisamente troppe. Troppi punti in comune, troppo. Troppi. Se mi si sta prendendo in giro per creare razione o darmi una svegliata, hai sbagliato proprio metodo. Se vuoi sentirmi mi cerchi e non usi mezzucci stupidi e infantili. Se mi vuoi sai dove trovarmi. Ma se non sei tu allora vuol dire che ho il radar o i poli magnetici, per trovare o farmi trovare, da persone identiche a te in tutto e per tutto. Paradossale e nemmeno troppo. Destino? Casualità? Ho smesso di crederci. Mi hai portato a non credere più a niente. Niente più complimenti. Niente più parole, niente più emozioni. Non credo. Non credo più in me, in te, in nulla. Sono solo uno zerbino rotto con due motociclette fuori dalla porta di chi non si prende quasi mai la premura di addrizarlo, ma che spesso e volentieri lo lascia li storto per pigrizia. 

Per rendere felice una persona bisogna esserci.
Thich Nhat Hanh

Io ci sono stata e non sono stata in grado di renderti felice per quanto abbia creduto che invece tu lo fossi, stupida credulona che vedeva quello che non esisteva... Tu? Tu c'eri e non c'eri, ma nonostante tutto ero felice. E ora? Come sono io? Non sono. Non esiste alcuna parola degna o completa che possa descrivere come sto. Primo pensiero. Ultimo pensiero. Sempre, per sempre. Ancora e ancora e un'altra notte inizia il suo corso. Ventre vuoto. Occhi colmi e umidi. Lingua arsa. Occhi ciechi. Bocca dalle corde vocali afone. Perduta. Persa. Perduti. Inesistenti. Irrealtà che si scontra con la realtà. Giorno dopo giorno. Settimana dopo settimana. Manchi. Manco. Manchiamo in quella farsa.

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