mercoledì 18 febbraio 2015

Citazioni+Riflessioni

C'è un film vecchio (molto vecchio) di Franco Zeffirelli, tratto dall'omonimo libro di Giovanni Verga, che mi è molto a cuore. Premettendo che la lettura del libro porta necessariamente l'eventuale spettatore del film a non ritrovarsi totalmente nella storia narrata, ma d'altra parte in ambo due i casi, che sia il film o il libro che vi capiterà di vedere o leggere, la storia resta la medesima. La trama muta di poco, se nel libro la storia accumula dettagli perduti nel film, nella pellicola si ritrovano dialoghi tra i vari personaggi che portano quest'ultimo ad essere, secondo me, una pietra miliare della filmografia d'autore. Una dei dialoghi must del film avviene tra Maria, la giovane vergine destinata al velo come da tradizione e scelta famigliare e una suora impazzita per qualcosa che cela nel cuore e che solo Maria, dopo varie visite riuscirà a comprendere sin troppo bene. Straziante è la domanda che Maria ad un certo punto pone alla stessa suora, finendo entrambe a piangere senza riuscire a trovare una risposta logica e verbale, ma conoscendone entrambe dentro una risposta sofferta. La domanda è:

"Si può morire per amore?"

Lo stesso Verga incentra la maggior parte del romanzo proprio sulle pene amorose della povera Maria e di quanto disgraziato sia il suo destino. Dei recenti studi scientifici hanno dimostrato che sì, il dolore della perdita può portare il cuore ad interrompere il suo lavoro. Il dolore straziante della perdita da taluni, a quanto pare, può portarli inevitabilmente ad un crollo, ad una sorta di blackout che induce il cuore ad essere colpito da quella che hanno chiamato cardiomopatia da stress e che induce il cuore, a darci un taglio, a funzionare male e a portarlo ad un collasso. Insomma il cosi detto crepacuore esiste. Personalmente ci penserei due volte prima di indurre qualcuno ad una fine cosi tragica, che sia la morte o la pazzia (come avviene per la suora rinchiusa e in parte per Maria la quale vede in quella stessa suora il suo futuro a chiare lettere). Come mi ha detto qualcuno oggi, l'amore è dare, a ricevere siamo tutti bravi, ecco partendo da questo presupposto penso sia quantomeno corretto porsi in maniera razionale, all'inizio di una conoscenza o relazione o frequentazione (date voi un nome o una categoria che più vi garba), una domanda importante: 

"Sono disposto/a a donarmi totalmente e ad aver voglia di farlo senza poi, per un qualsivoglia capriccio, smettere da un giorno all'altro?"

Se la risposta è sì, e l'altra persona si è data la medesima risposta allora auguri e felicitazioni, ma se non siete convinti sin da subito non illudete, non prendetevi gioco, seppur in buona fede chi vi sta donando amore incondizionato e ha deciso, quindi, di donarvi tutto il suo essere, perché cosi risultereste essere solo ed esclusivamente degli egoisti meschini. 
Preciso che il post non è riferito a nessuno in particolare, al massimo ringrazio chi mi ha dato un input per la stesura di questo piccolo post di riflessioni tendenzialmente personali, ma anche no.

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