domenica 15 febbraio 2015

Lettera n°43

Come stai? Quanto vorrei avere la libertà di poterti porre questa domanda, ma vari sono i fattori che mi spingono a non esprimerla se non qui. Qui dove è incerto che tu possa leggerla, qui dove riesco ad essere me stessa senza eccessivi filtri o censure. Qui che è rimasto l'unico "luogo" in cui mi è concesso mantenere un legame invisibile con te che non fai più parte di me, della mia vita, ma che comunque, nonostante tutto, resti. Io sono tornata a detestare questa domanda, cosa vuoi che risponda a chi me la pone? Dico che va meglio, che sto meglio, che va tutto come al solito o il classico "normale". Non va bene, ma va bene cosi. E' cosi che deve essere, non perché lo voglia, ma perché devo necessariamente lasciare che il dolore e l'amore seguano il loro corso. Oggi è stata dura, lo ammetto. Mi hanno salvata. Non tu, ma altri mi hanno salvata. Hanno salvato una piccola parte di me, hanno salvato la mia logica, la mia mente ancora annebbiata, offuscata da te e da quel maledetto amore che ancora sento. Mi hanno salvata da me stessa. Dal dolore, dalle lacrime che copiose non la finivano più di venire giù. Volevo che fossi tu a salvarmi. Dovevi essere tu, ma cosi non è stato, cosi non sarà. Illusioni e speranze. Attese disattese. Stanchezza ed energia. Dualismi continui tornano ad affacciarsi in concomitanza di ogni pensiero che mi conduce li da te, da ogni ricordo o parola che possa leggere o sentire. Oggi è tornata la risata, sai di quelle vere che partono dallo stomaco e scoppiano libere e fragranti, rumorosamente dolci. Dopo tante lacrime non pensavo di essere capace di ridere cosi apertamente. E' durato poco, un paio di tweet divertenti letti per ammazzare la noia di una serata pesante. Un balsamo lenitivo che andrebbe applicato più spesso sulla ferita inflittami da te, ma non posso pretendere ancora tutto ciò, per quanto possa volerlo, ma la volontà abbiamo ben compreso che ha ben poco da spartire con le emozioni, vincono loro, in positivo o in negativo. Sono sempre loro che hanno la meglio sulla logica e sulla volontà. E tu? Tu come stai? Cosa fai? Stai uscendo un po'? Stai dormendo? Stai mangiando? Ti mancano le mie mani sul tuo viso? A me sì, un po' banale come cosa, ma è quello che è. Sono cosi. Sento questo e lascio che venga fuori senza tutte le infrastrutture che potrei usare per celare ciò a cui non dovrei e vorrei pensare. Ho voglia di te, ma non sarà mai condiviso il mio volerti, il mio amarti, il mio desiderarti, il mio viverti. La non condivisione, la non complicità, la tua non presenza erano celati da piccoli gesti che per me hanno un peso più importante, sono stati la corda a cui aggrapparmi per non cadere nel vuoto, ma non è servito. In quel vuoto, in quella oscurità ci sono precipitata. Hai reciso quella corda e mi hai lasciata andare. Mi hai abbandonata. Sì, tu mi hai abbandonata.

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