mercoledì 25 febbraio 2015

Pensieri delle 02.01


«Un suo amico raccontava che negli ultimi anni Elsa chiedeva a tutti: 
“Qual è secondo voi la frase d’amore più vera, quella che esprime al massimo il sentimento?”. 
Tutti dicevano grandi cose. Lei rispondeva: 
“No. La frase d’amore, l’unica, è: hai mangiato?”».
Laura Morante, attrice, nipote di Elsa Morante


Già, un tempo (poco tempo fa in realtà) avrei confermato l'affermazione della Morante, e la confermo ancora oggi, forse con un po' meno convinzione dovuta al vuoto che sento, al non ricevere più quelle attenzioni di cui senti la mancanza in maniera cosi prepotente, ma d'altronde, ancora oggi io stessa pongo quella domanda, non è amore, ma è premura, attenzione, un interesse sincero per la salute di chi ti sta vicino e con estrema pazienza sopporta il tuo inserire ogni due per tre lui nelle frasi, il tuo parlarne senza renderti conto per tempo e frenarti o censurarti. Pazienza. Ce ne vuole veramente tanta con me in questo periodo e c'è chi ne ha, c'è chi ha la premura di chiedermi come sto nonostante la risposta non muti troppo dal giorno precedente, probabilmente c'è anche la speranza oltre la pazienza, la speranza che un giorno possa semplicemente mutare la risposta a quella domanda che effettivamente mi sta un po' stretta, come un vestito di una taglia sbagliata. In quella cucina mi sono sentita a casa, in quelle stanze mi sono sentita a mio agio, in quei giorni, in quei mesi ho conosciuto me stessa e mi sono illusa. In quei giorni, in quei mesi sono stata usata, tradita (e non intendo un tradimento banale come quello carnale, ma un tradimento più infido: mentale e morale), esclusa, ma ho voluto credere e giustificare, ancora oggi fatico a non giustificare taluni atteggiamenti, ancora oggi per quanto possa dire "Vaffanculo" subito dopo mi verrebbe di urlare "Ti amo stronzo", rabbia e amore, un mix micidiale. Una pazzia poco gestibile, ma ce la sto facendo, nonostante tutto ce la sto facendo. Quello che mi appariva impossibile, piano piano, sta divenendo possibile, probabilmente è una nuova illusione, probabilmente è solo un voler nascondere e seppellire il dolore, un po' come le lacrime fortemente trattenute questa notte quando ho aperto la finestra e fuori pioveva. Oltre il vento mi ha investito un ricordo, e per ora i ricordi fanno ancora male, non portano sorrisi, ma solo lacrime che riempiono gli occhi. Un ricordo che, nonostante tutto, so che non potrò dimenticare, un attimo tra i tanti che serberò nella memoria sino a quanto non mi abbandonerà per l'avanzare dell'età. Un attimo che fermerò per iscritto altrove come tanti altri che hanno significato, per me, qualcosa di veramente importante. Nonostante ad oggi sia solo un nulla per chi vigliaccamente non ha saputo gestire una situazione che gli faceva male (ma sarà realmente così? oramai non so nemmeno più di chi mi sia innamorata come dico spesso a chi me lo chiede), nonostante ad oggi sia solo una parentesi, sia divenuta nuovamente una sconosciuta, nonostante tutto ciò continuo ancora a scriverne, continuo ancora a pensarci, continuo ancora a desiderarne il ritorno (questo si che è decisamente impossibile e utopico). Ma come può tornare chi non è mai voluto restare? Come può innamorarsi chi non ha mai sentito nulla? Come può interessarsi qualcuno che ad oggi è totalmente sparito? Parole, belle parole, ma restano solo parole scritte, impresse ma vuote e prive di concretezza quelle che mi son state scritte e dette. Non vi è null'altro se non un vuoto in quella cucina, in quella casina. Non vi è null'altro che un vuoto in me. E l'incapacità di andare avanti, di lasciarsi andare, di rimettersi in gioco, perché si è consapevoli che si rischierebbe di emulare le gesta di chi ti ha fatto male, cosi tanto male, voler preservare qualcosa di buono da qualcosa di brutto e meschino come l'illusione, la menzogna, la codardia e il tradimento più vile e impensabile da chi hai rispettato e quasi idolatrato. Vuoto. Sono un vuoto. Prigioniera dell'amore e del dolore.

Nessun commento:

Posta un commento