venerdì 6 febbraio 2015

Pensieri e domande parte II

Con chi ho avuto a che fare in questi mesi? Chi è quell'essere che con la sua indifferenza mi sta uccidendo gradualmente, giorno dopo giorno? Perché la morte mi appare l'unica via di fuga da un dolore insostenibile? Perché il tempo scorre cosi fottutamente lento? Perché non riesco a reagire? Perché mi preoccupo ancora? Perché sento ancora la necessità di averlo nella mia vita? Perché non riesco ad accettare che di me non gliene freghi nulla? Perché non riesco ad accettare il pensiero cattivo che nella sua vita ci sia già un nuovo sguardo da cui farsi ammaliare? Perché non riesco ad avere più alcuna certezza e fiducia? Perché tutto deve essermi cosi confuso e incasinato? Perché doveva entrare nella mia vita e rovinare quell'equilibrio conquistato dopo tanti anni? Perché nonostante di me sappia tutto non gli interessa più nemmeno sapere come sto, se sto mangiando o se sono viva? Perché ha deciso di non volermi più, in alcun ruolo, nella sua vita? Perché devo ancora pormi domande e domande dove non vi sono altro che risposte congetturate che si mescolano tra loro non cavandone mai nulla? Perché la sua assenza me lo rende più presente di quanto vorrei? Perché gli sto ancora dando del tempo, il MIO tempo, quando è palese che a lui non interessi avere nulla a che spartire con me? Perché mi attacco a quel suo "sei speciale", "sei importante", "ti voglio bene", se sono consapevole in maniera razionale che sono tutte stronzate? Perché non riesco a vederlo per quello che è: un uomo, vigliacco, infantile, incapace di relazionarsi e di amare, incapace di mettere chi dice di voler bene, dinnanzi a se stesso? Perché devo essere cosi cattiva? Perché è lui che mi spinge ad esserlo, è lui che mi spinge a pensare e congetturare. E' lui che, citando Theodor Fontane: "Raccontami la verità: mi tormenterà meno della mia immaginazione", non avendomi mai raccontato la verità o perlomeno nell'ultimo periodo e in questi giorni non essendoci, non fa altro che lasciare libera la mia immaginazione, la stessa che mi tormenta senza tregua alcuna. Vorrei urlargli TI ODIO, ma mentirei ad entrambi, non è odio, né pena, né alcun sentimento negativo che provo per lui, nonostante possa pensare che sia giusto il suo dolore (semmai ce ne fosse ancora), ancora in me vige la voglia di difenderlo, di proteggerlo, di prendermene cura come ho fatto quando aveva la febbre. Idiota. Sono solo una stupida idiota. La verità è che a lui di me non gliene importa proprio nulla. Prima lo capirò e prima potrò tornare a vivere nella mediocrità del cinismo e dell'apatia.

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