lunedì 16 febbraio 2015

Lettera n°44

Come stai? Sei uscito? Io ci provo da questa mattina, sono andata in giro, volevo fotografare qualche bimbo vestito per carnevale, immortalare coriandoli e festoni, gioia e felicità, ma non ne ho ricavato molto. L'umore non era dei migliori, non penso di essere ancora pronta ad affrontare senza maschere o gingilli vari le persone e la loro felicità. Dentro muoio giorno dopo giorno, la verità è quella e per ora non riesco a celarlo troppo bene, in quegli occhi che tanto ti piacevano si è steso un velo di malinconia dolorosa e triste che non vuole andarsene. Spesso si riempiono di lacrime e la vista si offusca. Non sto bene, ma quanto può interessarti la cosa? Penso poco oppure tanto, ma alla fine non è più importante. 
Questa sera sono andata al cinema, come nei migliori dei cliché il dolore e lo stato d'animo mi hanno spinto a focalizzare l'attenzione solo su due scene: un treno a vapore, uno dei primi creati nell'Ottocento (il film era in costume) e una donna ritrovata morta suicida sulle rive del Tamigi, insomma di due ore e mezza di film le scene che più mi si sono impresse nella memoria sono quelle che meno avrebbero dovuto farlo, eppure come posso indurre l'emotività ad andarsene a farsi un giro altrove? Non si può, non posso, non ce la faccio. La realtà dei fatti è che ancora non ce la faccio. Sono passati solo diciannove giorni, troppo poco per quando a me appaiano tanti giorni, siamo stati lontani anche di più, ma mai cosi in silenzio. La consapevolezza dell'abbandono. Il tuo silenzio. Il tuo menefreghismo (congettura mia), il tuo aver dimenticato le volte che mi hai detto che avevi bisogno di me, della mia presenza, e non me le sono immaginate come quel ti amo, sono scritte e ferme nella nostra conversazione (e non solo li, le ho tutte impresse dentro), ma mi racconto che era la febbre, il tuo stare male ti faceva aver bisogno di chiunque, ed io ero quella che ti era più vicina. I baci improvvisi al teatro o fuori dal cinese? Impulsi momentanei (logica che devo necessariamente apporre ovunque, in ogni fottuto ricordo per evitare di illudermi che in te ci possa essere qualcosa. Non vi è nulla. Me lo hai detto chiaramente. Devo solo prenderne completamente coscienza. Devo ancora assimilarlo). Buona notte sbuffatore. Spero che almeno tu riesca a dormire tranquillo senza dover attirare a te una piccola pazza che sguscia dalle tue braccia mentre riposa.

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