domenica 22 febbraio 2015

Lettera n°47


E aver voglia di tornare a quel Ventisette Settembre dell'anno appena trascorso per poterti dire nuovamente "Troppa lingua" e contraddirmi subito dopo continuando a baciarti come se non ci fosse un domani, perché in realtà un domani non c'è mai stato. Un domani non era previsto, ma Dio quanto mi mancano quei baci in cui volevi possedermi totalmente, quelle mani che mi cercavano nonostante io me ne tenessi alla larga, quella presenza quasi asfissiante in un letto enorme e poco usato, se non per un piccolo spazietto che potesse contenerci. Abituarsi ad una presenza che ti attira se ti scosti mentre dormi e non ti lascia andare. Una presenza che nel pieno della notte si alza con te se tu devi andare a fare pipì o altro. Una presenza premurosa che trasmetteva sempre e solo (falso?) amore. 
Ma tranquillo, sta passando, stamani facevo fatica a ricordare il tuo viso e il tuo profilo, ho censurato sul nascere il tuo pensiero, tranne ora, un po' di tempo che voglio ancora dedicarti. Il tempo di buttare giù questo agglomerato di parole e ricordi. Sta passando, tranquillo, mi stai perdendo, non che te ne importi, non mi hai mai voluta veramente, figuriamoci quanto possa importartene adesso. Una tacca. Sono stata solo una tacca.

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